Madchester, l’hacienda, gli abiti baggy, quelli sì che erano bei tempi! Purtroppo è durato poco, anche e soprattutto per demerito dei protagonisti di quell’epoca ci siamo velocemente ritrovati a ricordare quei primi entusiasmanti anni ’90 come periodo embrionale del più chiacchierato brit-pop. Gli Stone Roses si sciolsero quasi subito, gli Happy Mondays impasticcati come erano non sarebbero comunque durati più di un paio di decenti album, James, Inspiral Carpets, Carter USM così famosi da poter tenere in piedi un intero movimento da soli non lo sono mai stati. Ritrovare quindi oggi, anno di grazia 2006 (sono passati quasi 20 primavere !!!), i Charlatans ancora in grande forma suscita nei confronti di Tim Burgess e soci rispetto e profonda ammirazione.

Non è da tutti passare indenni più di un genere musicale, rimanere sulla cresta dell’onda sempre e solo grazie alle proprie canzoni e mai per squallide operazioni, spesso pianificate ad arte, quali scioglimenti, reunion, progetti paralleli. Mai sconvolgente, per nulla rivoluzionaria, lontana anni luce da rimanere impressa nella memoria storica, la musica di questo gruppo realizza semplicemente le aspettative che genera, ovvero essere una volta ancora sincero ed appassionato manifesto di un sound che proprio i Charlatans hanno pesantemente contribuito a diffondere.

Così è anche per “Simpatico”, album numero dodici, ennesimo concentrato di alternative rock dance-floor oriented, lavoro che finisce per colpire nel segno assecondando i gusti di quanti, al di là  di un passione specifica nei confronti del quintetto di Manchester, ripongono nel rock inglese degli ultimi decenni gran parte delle loro attenzioni. Per gli “‘adepti’ di vecchia data, viceversa non sarà  difficile ritrovare con immenso piacere certe intromissioni di tastiere (“Blackened Blue Eyes”, “Muddy Ground”), diventate famigerato tormentone fin dalla storica “The Only One I Know”, scoprendo al tempo stesso un’improvvisa infatuazione per ritmiche reggae (“City Of The Dead”, “Road To Paradise”).

In tempi di musica “‘fast-food’, dove band vengono allestite e smontate con la stessa velocità  delle bancarella a Porta Portese la domenica mattina, abbiamo un dannato bisogno di gente come i The Charlatans, di gruppi che salvano il rock ormai non se ne vedono più ma anche quelli in grado di suonarlo bene e farlo così a lungo non sono certo all’ordine del giorno.