“…poi mi sono deciso: ho preso quel vecchio avvitatore impolverato che riposava nel cassetto e mi sono infilato i guanti da lavoro. Ho soppalcato con un paio di tavole una parte della coscienza e sopra al legno ho disposto ordinatamente alcune sensazioni che appartengono a storie ormai logore e buie. Barattoli pieni di sugo compresso. Emozioni passate (in tutti i sensi). Poi il telefono si è messo a squillare. Ho sollevato la cornetta. Una voce dall’altro capo chiedeva se mi ero dimenticato di lei. Non ancora, gli ho risposto, ma non preoccuparti verrà  il giorno. E ho messo giù. Ho immaginato di fumare e ho ascoltato il disco di questa band svedese. Se parli con Dio chiedigli se vuole che io faccia ritorno finalmente a casa.

Chiediglielo, perchè io ancora non sono sicuro di certe cose. Ancora non so come soffierà  il vento da qui a domani. Chiedi a lui perchè io non so più niente. Mi concentro: giri semplici. Romanticismo di base. Il fatto tangibile di aver pianto sangue e miele è piuttosto ricorrente dentro questo ep. Ogni accordo sembra avere dentro un’anima sofferente e malinconica. Cosa sta pensando adesso Danny McNamara? Si sente forse chiamato in causa perchè ha un concorrente che scrive ballate al pianoforte belle quanto le sue”… .

Ok è pop. Non siamo qui per ingannare nessuno. Niente di particolarmente sconvolgente. Lo avrete sentito miliardi di volte forse, eppure è come se fosse la prima in assoluto, perchè è il vostro cuore a dettare i battiti e le emozioni. Il cuore. Non il cervello. Vi ritorna in mente il romanticismo di Fran Healy (“Sparrow”) e tutti quei pomeriggi vissuti in slow-motion (con buona pace di Aldo Biscardi) mentre il sole tramonta e voi siete ancora lì, seduti fuori a pensare che la vita è proprio strana per questo o quell’altro motivo. Mettetevi i guanti da lavoro e soppalcate qualche angolo rimasto scoperto nei confronti dei ricordi.le>