Una foto che immortala un momento. Uno scatto che ferma il tempo. Toulouse, Montreal. Le cose che furono ci appaiono oggi sfuocate ed indistinte. La nostra mente ha cambiato gli eventi ““ il nostro passato ““ solo per salvarci, solo per farci dimenticare. Momenti che vengono rielaborati: i saldi di fine anno, la lista della spesa, il vassoio di alluminio del take-away cinese, il cucchiaio sporco di caffè, la scatola vuota dei cereali (ed il gioco che c’era dietro), la tovaglia a quadretti macchiata di sugo.
Click.

L’immobilità  del nostro essere. La staticità  che si muove. Olivier Alary, Ensemble. Siamo fermi eppure moriamo. Un banale pomeriggio. Il suono domestico della chitarra acustica sui tappeti sonori della nostra eterna illusione: il tempo è ancora più immobile di quello che pensavamo. Siamo condannati ad una semi-eternità . Ma anche una goccia che cade da un rubinetto può essere un segnale di risveglio; forse il preludio di un temporale estivo (“Summerstorm”) che risvegli, nella nostra mente, i ricordi, sotto forma di atmosfere jazz, un sassofono solitario nella notte, poi di nuovo la confusione rock del vivere.

Click. Scivoliamo nell’apatia. Il nostro blu si tinge di grigio insieme a Lou Barlow. Anneghiamo in un mare di occasioni perdute, mancate. Non siamo riusciti a capirla; non siamo riusciti a spiegarci; ad essere capiti. Due menti diverse che ragionavano insieme senza mai incontrarsi (“One Kind Two Minds”). Agli accenni di romanticismo acustico abbiamo risposto con le nostre spigolosità  elettroniche.
Click.

Rimane soltanto la notte. Se siamo fortunati, i suoi silenzi: il suono del vento è la miglior musica d’atmosfera per questi momenti (“Unrest”). Ma ancora siamo senza pace. Non riusciamo a dormire ed usciamo per strada, camminiamo per ore ed ore, poi torniamo a casa e continuiamo a camminare nella nostra stanza, i passi che risuonano nella nostra mente.
Click.

La copertina di un disco, che prendiamo e mettiamo nello stereo. Ancora chitarra acustica, archi, ancora ricordi. La voce è quella di Cat Power; ma potrebbe essere quella che non sentiamo da tanto tempo, di cui vorremmo cancellare, non possedere più il ricordo (“Disown, delete).
Click, click, click.
Tutto quello che ci siamo lasciati indietro. Il suono di un pianoforte in lontananza (“All We Leave Behind”), si confonde con i rumori della città  di notte.
Alla fine, rimane soltanto il silenzio.