Come un filo sottile e leggero, Little Human Detail parte ““ ancora una volta ““ da Maniago, città  dei coltelli, e lega ““ attraverso i suoni degli Oliver e le foto (booklet allegato) di Olivier Cimenti ““ le aiuole di Parigi (sporche quasi come quelle italiane) e i Foo Fighters, l’alternative rock ed un cimitero abbandonato appena fuori Londra, un ippodromo di Dublino ed i Dinosaur Junior; e Libia, Etiopia, India, Uzbekistan (e il Kirghizistan ce lo vogliamo scordare?) e ancora Londra e Dublino, per poi fare ritorno in provincia, a Pordenone, e suonare come al Caesar’s di Las Vegas.

è il filo dei dettagli, dei ricordi che ““ in forma di suoni ““ ritornano da un passato lontano eppure ancora troppo vicino; frammenti di poesia scalfiti (caduti?) dal duro e freddo cemento dell’esistenza, dove il canto viene sostituito dall’urlo; dove la voce ““ accompagnata ora da cavalcate elettriche (“Romantic Lunch Idea”), ora da arpeggi e ritmi più dimessi (“Lesson In A Life” e “Sunflowers, Sunshine”) ““ è un modo come un altro per denunciare lo smarrimenti nei troppi simboli dettati dalle immagini.