Qua l’andazzo è pessimo. Non ne posso più di tutte ste gallerie che non s’intuisce mai la fine. Che non si vede mai la luce. Un giorno di questi ci vado per davvero nella zona grigia, il quartiere degli zingari, a vedere cosa riesco a racimolare. In mezzo a quei palazzi senza colore, per dare una svolta porpora a sta cazzo di storia. Una Beretta “di seconda” con cui riempire di piombo il primo manifesto politico che becco fino a fargli schizzare fuori il sangue dal cartone o un pacco di medicinali scaduti. Fa lo stesso. L’importante è sovvertire l’ordine precostituito del cielo. Il tizio nel film diceva “combatti per sapere chi sei”. Io dico che puoi anche non combattere, basta che trovi un modo alternativo per fottere “il tutto”. Rigirarlo per lo meno di 180 gradi, anche solo per un’ora. I muscoli hanno bisogno di sciogliersi nel loro acido. Sto giubbino in pelle, invece, ha bisogno di aria fresca, che puzza di fumo come una ciminiera. Mentre annoti su un tovagliolo macchiato di ketchup i punti cardine del tuo piano anti-mondo, il consiglio per oggi è quello di metter su “Best Of” del caro Jacopo, che non è un best of e suona proprio come una manna psichedelica piovuta all’insù dall’entroterra.

Papaveri Gialli. Wow, papaveri gialli, che schizzata di ottimismo: una canzone con i pellicani che parlano e dicono di non proseguire oltre e poi Principessa”…principessa è molto sghemba e poi Margherita, Margherita si rassegni a quella microelettronica che fa tanto “officina privata: oh ragazzi voi fatevi i fatti vostri che faccio tutto io a casa con i miei macchinari e i miei frullatori, ‘fanculo ho vent’anni e faccio quello che voglio”. Si rassegni anche Bugo, che ormai lui si sta facendo vecchio. Sicuro come la morte che tanto già  lo so: appena abbasso lo sguardo sarà  il solito inferno anarchico del cazzo. Chino la testa e infatti è proprio così. Sul pavimento, oddìo quello che dovrebbe essere un pavimento (se scavati a dovere alcuni centimetri di robaccia) c’è tutto un microcosmo strano. Pezzi di cibo lasciato lì da chi so io, riviste tagliuzzate, libri che si aggrovigliano in posizioni strane, tutti libri ma proprio scritti scritti, un’overdose di post-it sparsa ovunque, liquidi (e col cazzo che indago ulteriormente”…) e il booklet di un disco che lascia intravedere una ragazza in posa seducente. Strano come invece di tornarmi alla mente una sua canzone l’unica cosa a cui penso è “A questa l’ha trattata qualcuno dei conigli. E in Italia gli stanno facendo una promozione-spinta niente male”…”. Penso che due botte gliele darei e poi, finalmente, mi ricordo che anch’io avrei altre cose da scrivere su Jacopo Gobber.

Mi avvio nuovamente al computer, cercando di raggrumare qualche idea. Bene, se vi era piaciuto il lavoro di Syd Barrett prima che crepasse grasso e pelato allora contattate sul suo sito Jacopo e diteglielo (non che vi era piaciuto Syd Barrett ma che volete ascoltare le sue canzoni). E se volete sto disco stralunato e poco incline a Radio Deejay? Contattate Jacopo sul suo sito e vedetevela con lui perchè io non saprei che cosa consigliarvi. Io al massimo vi dico “Oh qua la storia è proprio carina ma non so se la distribuiscono nel mondo cosiddetto civilizzato”, i testi parlano di pisciarsi sulle scarpe ma in definitiva sta auto produzione dà  una bella spinta. Cantautorato che guarda all’Italia di qualche decennio fa+nebbia d’oltroceano. L’Italia da cui Morgan prende senza farsi vedere e poi c’è “Mammiferi Dell’Acqua” che mi fa tornare alla mente ONQ alias Luca Galuppini alias un altro che non ho ancora capito che cosa cazzo mangia la notte prima di andare a dormire per poi svegliarsi e scrivere robe del genere.

Jacopo però si sente che ha fatto indigestione di shoegazer e sperimentazioni inglesi. Melodie drogate. Forse a volte è un po’ una cosa troppo tirata per le lunghe ed eccede ma è giovane e ha tempo. Che stranezza. Jacopo hai le melodie drogate. Hai le canzoni drogate. Bravissimo.