Secondo capitolo per il mostro James Murphy, l’uomo della DeathFromAbove, il Tarantino della musica che con sguardo divertito e disincantato imita i grandi maestri per superarli e portarli a nuovi livelli. Ci si addentra perciò ancora più a fondo nei misteri del ritmo come alienante ed ipnotica ripetizione. Ci si addentra nella visione smaniosa, la scimmia. Una lama fredda e veloce che squarcia le superfici e punta alle profondità . E’ al solito (e ancor di più) musica feroce, prepotente, maleducata (e quindi “rock”), capace di sfasare e far perdere il controllo come poche altre. Composizioni mediamente lunghe, quasi sempre minimali, ripetitive, eccitanti.
Si va dagli elicotteri digitali con cori Talking Heads, a funk bastardi al limite dell’idiozia e “vai coi campanacci”, da tastiere distorte che imitano e sfottono chitarroni electro-rock tamarri fino alle ossa con Murphy a rinverdire i fasti dell’Iguana, a sirene pulsanti su sfondi celestiali fatti di magie elettroacustiche sul limitar del minimalismo storico.

E’ supermusica, vivida e luccicante, fiera del marciume che riporta a galla. Musica per decerberati creata da uno dei più grandi cervelli dei nostri tempi.
Scuote il corpo producendo un ghigno malefico. Lo sguardo perso ormai chissà  dove e avanti così, fino a raggiungere una nuovo stato di giovinezza incosciente. Passato l’effetto di quel che era ci si ritrova tutti sfatti e un po’ più romantici. Si avrebbe voglia di abbracciarsi, di non abbandonarsi più, di piangere, di sciogliersi in un pianto lungo le strade di questa città  notturna: c’è ancora tempo per quella meraviglia di ballata commossa che è ” New York I love but you bring me down”.
Ed ora i titoli di coda e a casa”…senza fare storie! Ho detto di no! Domani te ne do ancora ma adesso devi andare a dormire!