It’s awful gridava, tra lo sdegno e il sarcasmo, la ‘voce’ Tom Meighan; le barriere erano troppo vicine al palco e l’entusiasmo montante aveva indotto gli energumeni della sicurezza ad interrompere l’esibizione dopo soli 10 minuti.
In un’epoca caratterizzata da gruppuscoli-meteore artefatti e studiati a tavolino dalle Majors o anche dalle cosiddette etichette indipendenti (da chi?) i Kasabian vengono alla ribalta giustamente per la loro spontaneità  ed energia positiva.

Cosa possono avere in comune Marilyn Manson e i Kasabian? Sul piano musicale poco o nulla ma la sera del 9 Agosto 1969 inciderà  su ambedue i soggetti:
Linda Kasabian infatti non fu altro che il palo nell’agguato nel quale la banda di Charles Manson compì l’atroce strage in casa Polanski stuprando e uccidendo, tra gli altri, la moglie incinta di 8 mesi. Kasabian che in armeno vuol dire macellaio”…

Il concerto può riprendere, l’interruzione non ha freddato lo spirito della folla accorsa al “Bataclan”, undicesimo arrondissement della Ville lumière situato a metà  strada tra le celebri e calde piazze di Bastille e Republique.
Sergio Pizzorno è geneticamente campione del mondo (suo nonno genovese emigrò oltremanica negli anni ’60) come noi tutti ma non si lascia andare a ‘po po po’ di dubbio gusto; scrive le musiche, scrive i testi, suona la chitarra ritmica e integra le performances vocali ma sul palco la vera attrazione è Tom.

La sala è, come molte in città , un teatro prestato alla musica, nel quale le dimensioni ridotte agevolano l’acustica ed il rapporto tra palco e platea/galleria; il pubblico è per lo più omogeneo: mono-generazionale, bianco, età  media che si staziona sui 28 anni con la classica e rumorosa minoranza inglese sempre presente nelle tournèes continentali dei propri beniamini; la partecipazione è costante ed in platea, nelle prime file si salta, si poga e, retaggio d’adolescenza, si scivola sulle teste altrui fino all’alt dell’ineffabile servizio d’ordine.

Leicester si trova nel cuore dell’Inghilterra, nelle terre di mezzo, le ‘Midlands’, proprio a metà  strada tra Londra e Manchester; ma, in quel fitto reticolato di sobborghi urbani che forma con le altre città  regionali quali Coventry e Birmingham, il percorso musicale viene influenzato, negli anni ’90, oltre che dal crescente movimento brit-pop, dai numerosi raves all’interno dei quali l’innovazione musicale passa attraverso un processo di fusione con la costante dell’elettronica. Era l’epoca della Techno e dell’Hardcore. I 4 Kasabian (oltre Tom e Sergio vi sono il bassista Chris Edwards e Ian Matthews alla batteria) crescono, sintetizzatori alla mano, all’interno di quest’isola felice di creatività  e ne vengono così permeati.

“Shoot The Runner”, singolo dell’ultimo album “Empire” aveva aperto le danze nel delirio collettivo, la compagine si presentava sul palco avallando lo stile Eighties che da qualche anno divampa un po’ dappertutto: pantaloni a sigaretta per tutti! Il Meighan cerca di personalizzare il suo stile con un foulard dandy che durerà  solo qualche brano, il tempo di una bella sudata”… In alcune mosse si direbbe Liam, in alcune altre la delusione della schiera femminile si fa flagrante e i dubbi sui suoi gusti sessuali sempre più fugati”…
Con all’attivo due soli album il gruppo giustifica consensi e attenzioni che media e pubblico gli hanno riservato fornendo una prestazione di altissimo profilo, coinvolgente e incessante, confermando, dopo l’esibizione del festival estivo “Rock en Seine” di essere assolutamente padroni della scena.

Il loro rock è pulito, con forti influenze elettroniche e house, a tratti ci indurrebbero a creder d’aver trovato gli eredi dei Primal Scream ma nè quest’ultimi sono in procinto di passare il testimone nè i Kasabian hanno bisogno di padri putativi per continuare a fare successo.
Ou la la! si diverte Tommy il ‘lad’ scimmiottando i francesi e le loro esclamazioni ma il clima resta simbiotico e la formazione sciorina quasi tutte le tracce; raramente in due album si avevano condensati tanti successi, le chitarre elettriche di “Club Foot”, il ritmo funkeggiante di “Processed Beats” e “Cut Off”, il tappeto di tastiere e chitarre in “Reason Is Treason”, l’elettronica trascinante di “Test Trasmission” offrono un quadro abbastanza completo del primo favoloso album. Del secondo album “Empire” oltre l’omonimo singolo si segnalano le sovrapposizioni vocali di “Lat Trip (In Flight)”, la spiccata propensione dance di “Sun/Rise/Light/Flies” e “Stuntman”, la techno-rock “Apnoea”, gli archi di “By my side” e il capolavoro d’eclettismo di “The Doberman” tra crescendo ritmici, pause e trombe di chiaro tributo all’oscar Morricone.

Dopo la canonica uscita di scena e qualche altro pezzo “L.S.F. (Lost Souls Forever)” chiude la serata magica; i sogni perduti per sempre svaniscono e, mentre le luci inesorabilmente si riaccendono spegnendo le residue speranze di riaverli sul palco, il pubblico continua a cantare per qualche ultimo minuto, residuo di un incantesimo che non si vorrebbe spezzare.

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