Togliamoci subito il pensiero: questo è un disco per quelli che credono a ciò che nella vita non si può controllare, che è meglio non sapere; quel cazzo di sentimento chiamato “amore” che a volte ti fa sentire di merda (maari mentre aspetti ore ed ore davanti ad un telefono che non si decide a squillare), altre lo puoi soltanto guardare allontanarsi nel cuore della notte, insieme a tutte le tue speranze e tutti i tuoi progetti…fortunatamente, questo non è il mio caso: non me ne fraga un cazzo dell’amore, delle api e soprattutto degli uccelli – non da quella volta in cui vagavo ubriaco fradicio per le strade di Cork bagnate dalla pioggia…ma questa è un’altra storia, che non impedisce alla My Honey Records, piccola etichetta bresciana attiva nella produzione di miele dal 2004, di condensare in 20 tracce tutto il meglio (o quantomeno un’approssimazione piuttosto attendibile) dell’indie twee pop internazionale – Stivale compreso.

Il filo invisibile che lega le composizioni di Let It Bee è il tema delle api, del miele e dell’apicoltura in generale. Potrebbe però darsi che metà  di voi (non dico “25 lettori” sennò mi m’arriva ‘na garzantina in mezzo agli occhi…) si stropicci gli occhi nel leggere la line-up riunita per l’occasione (tra gli altri: Half-Handed Cloud, Ant, Le Man Avec Les Lunettes, ecc.); e che l’altra metà  di voi corra subito a digitare nella cazzo di barra Google di Explorer i nomi di questi sconosciuti. Entrambe le categorie sappiano comunque che, appena inseriranno il cd nel lettore, saranno invase da uno sciame di handclaps, tastiere casio, campanellini, tamburelli e trombe che ora daranno vita a filastrocche scandinave simil-Sambassadeur (“C’Mon! When The Grass Grows Tall And Green” e “Could I Call You Honey?”), ora vi faranno ritornare alle atmosfere bucoliche dei Magnetic Fields (“Bees Baked A Loaf For Me” e “It’s Over Now”), senza portarvi troppo lontano da certo lo-fi casalingo (“Bird & Bees”), ma nemmeno rinunciare a divagazioni noise à -la Asobi Seksu (“Com Um Pote De Geleia De Marango Nas Maos” e “La Reina Debe Morir”) e litanìe shoegaze (“Former Bee Keeper”).

Non nasconderò che alcuni “big” (Ant e Rough Bunnies su tutti) hanno decisamente – almeno per il sottoscritto – tradito le attese. Ma nemmeno che non importa quanto il cuore faccia male e quante lacrime siano state versate: l’amore vale la pena di essere atteso…e questa compilation può aiutare…e mo’, come dice Funari, annatevene affanc’…