Non hai nient’altro che la tua voce, spezzato in due, inginocchiato su un tappeto di ciottoli, le ginocchia sbucciate e gli occhi stanchi. Senti la fatica e il peso di tutte le cose che eri, e che ora non sei più; e se provi a rialzarti barcolli vertiginosamente e disegni cerchi concentrici, per poi ritrovarti come prima a guardare inerte le nuvole che corrono in cielo. Un soffitto soffice e impietoso, e non puoi far altro che aggrapparti alla tua voce.

Rich Machin e Ian Glover questa volta si avvalgono di quella di Mark Lanegan che, impietosa e riconoscibile tra mille, cavalca otto degli undici brani in scaletta: Gospel obliqui, ballate notturne, fiumi di alcool, deviazioni trip hop e un’anima blues di fondo sporcata dal fango. E se non vi basta tutto tutto questo non vi resta che mettere la vostra testa in un tritacarne e schiacciare il tasto on, il mondo non vi rimpiangerà . I Massive Attack se la sognano l’incipit di ‘paper money’, liquido trip hop che si sbriciola in un coro gospel per poi ricomporsi e tornare dopo poco a bruciare. E’ l’inferno dove ti saresti sognato di finire un giorno,dove lavare i tuoi peccati col whiskey e sentire lo scricchiolio di ogni tuo singolo osso, in ogni parte del corpo. E’ il ricordo tiepido di una bella giornata finita nella merda, è la strada che percorri ogni notte prima di addormentarti e abbandonarti alle tue visioni ovattate dal sonno.

Ho voglia di prendere a calci una porta, ho voglia di passare attraverso i muri e vedere la gente che piange, la gente che ride e che prende a calci le cose. Polvere sottovuoto, e una preghiera per salvare le nostre anime (“Spiritual”), perchè nessuno vuol morire da solo, nessuno in fondo vuol rimanere da solo.Ma oggi si, non ci resta che respirare l’aria bruciata dai tizzoni ardenti dell’incendio all’orizzonte, che nel divenire si trasforma in fuoco fatuo. Aggrappiamoci forte al suono di un pianoforte che si erge disincantato in un paesaggio desolato e che fugge a velocità  della luce ai bordi delle autostrade meno battute, puro ed epico post rock (“Arizona Bay”).

C’è un piccolo spazio per un sorriso, solamente accennato nella pace che riuscirebbe a sprigionare soltanto l’aria di prima mattina quando le città  sono ancora in letargo e i rumori sonnecchiano ancora (“Through My Sails”). Lanegan canta, che ora non abbiamo nient’altro che la tua voce per essere salvati. Svanisce tutto in una melassa di ore e minuti avvolti nel torpore del tempo. Che non passa, ma va avanti comunque.

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It’s Not How Far You Fall, It’s The Way You Land
[ V2 – 2007 ]
Similar Artist: Mark Lanegan, Twilight Singers, Massive Attack
Rating:
1. Revival
2. Ghosts Of You & Me
3. Paper Money
4. Ask The Dust
5. Spiritual
6. Kingdoms Of Rain
7. Through My Sails
8. Arizona Bay
9. Jesus Of Nothing
10. No Expectations