A volte sembra che il tempo rimanga cristallizzato dentro le tua testa. Ti volti un secondo dall’altra parte e sono già  passati dieci anni ma è come se niente fosse realmente cambiato.

Discorso già  fatto per i My Vitriol e ripreso stavolta per i Kula Shaker, vera ossessione del sottoscritto ai tempi del brit pop. Tempi in cui, all’epoca, c’era il pianeta Oasis e il pianeta Blur con attorno una miriade di satelliti che giravano attorno per poi tornare a scomparire nell’ombra (vedi Cast, Mansun, Bluetones….) o al massimo dare una pennellata di un colore leggermente diverso al decennio musicale per poi comunque sgretolarsi alle soglie del nuovo millennio (vedi Pulp). E poi c’erano fenomeni che facevano storia a se, come i Kula Shaker. Più di dieci anni fà  usciva “K” e l’europa si ritrovava a fischiettare melodie indianeggianti e ritornelli catchy come non se ne sentivano da decenni (o da giorni…dipende se avevate ascoltato o meno recentemente Morning Glory…).

Adesso Crispian Mills e la sua zazzera bionda si ripresentano con un bel po’ di canzoni e una verve che mette di buon umore a dir poco. Il sound è sempre quello: di tutto e di più rubato agli anni settanta (anche fine sessanta), come la chitarra acida, i riff semplici diretti e la psichedelia da festival infangato. Ma c’è rubare e rubare. E Mills è sempre stato uno dei ladri migliori in circolazione. L’organetto molto Ray Manzarek e varie ballate tendenti a un blues maledetto da vita on the road sono sempre lì. L’ispirazione del disco potrebbe venire benissimo dalla solitudine provata da Mills negli ultimi anni o semplicemente dalla sua voglia di riscattarsi dopo il periodo insipido passato con i Jeevas (discreta band, trio che comunque riprendeva anche quanto proposto dai Kula Shaker ma in chiave più pop).

Nel disco c’è anche una sorta di “reprise più gioiosa e meno claustrofobica” di “Narayan” proposta in “The Fat Of The Land” dei Prodigy sempre in pieno periodo brit pop. Questo è un ritorno che può funzionare semplicemente perchè la musica dei Kula Shaker sarà  bella anche a distanza di anni. Non ha tempo, è legata a un periodo ma non è figlia “forzatamente”di quel periodo. Il prossimo disco potrebbero pubblicarlo anche tra vent’anni e sono sicuro che sarebbe fantastico allo stesso modo in cui “K” aveva bollito positivamente il cervello a molte persone.