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Tra le tante uscite di quest’anno, in questo magro ed assolato periodo estivo vi segnalo l’ultimo album dei Grails. “Burning Off Impurities” è il quarto disco del quartetto proveniente da Portland ed è veramente consigliato per queste calde settimane, trattasi infatti di un atto d’amore e venerazione per certe sonorità  un po’ datate psichedeliche e sciamaniche, che sanno tanto di deserto e polvere quanto di zone esotiche e torride.
Questo lavoro è un tuffo all’inizio degli anni settanta, ma non è semplice revival: piuttosto un’interessante fondere due concezioni musicali quasi coeve eppure distanti, il rock psichedelico tedesco e quello americano (acide scorie blues-folk si innestano su tappeti tribali e metafisici, immobili eppure in perenne movimento).
Prendete per esempio l’iniziale mantra folk-etno “Soft Temple” che pare proprio aprire una grande scena di mitica violenza del maestro Peckimpah; oppure lasciatevi cullare da quei sitar, più germanici che indiani, dell’elegiaca ed oscura “More Extintion”. Da qualche parte par di sentire tracce del maledettismo rock alla Doors che si ritrova ed annega nell’imperscrutabile laghetto minimalista/bucolico dei Cluster, da un’altra parte forse salta fuori una versione progressive dei Calexico. Altrove è un una leggera distorsione ad impreziosire visioni lisergiche indecise tra Messico e Mitteleuropa (Drawn Courtains), oppure soltanto un minimale pattern ritmico che conduce verso abissi emozionali degni dei Dead Can Dance o ancora un basso stranamente jazz che regge un altrimenti sghembo dark-folk (Origin-ing).
Questo primo disco dei Grails per la Temporary Records è piuttosto altalenante e, dietro alle grandi impressioni ed ai grandi nomi su cui si appoggia, spesso zoppica un pochino, come se questa jam avesse perso un po’ d’innocenza/irruenza e di senso del ritmo lasciandosi andare a divagazioni giusto un po’ troppo prolisse. Comunque un ascolto che vi lascerà  per certi versi molto soddisfatti, soprattutto quando belli stonati vi stenderete a crogiolarvi nella nuda roccia bollente in uno di questi pomeriggi di agosto.

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Similar Artist: Popol Vuh, Calexico, Dead Can Dance, Cluster
Rating:
1. Soft Temple
2. More Extinction
3. Silk Rd
4. Drawn Curtains
5. Outer Banks
6. Dead Vine Blues
7. Origin-ing
8. Burning Off Impurities