Alla faccia di chi pensa che ‘due cuori e una capanna’. Oppure alla faccia di chi ‘più ne siamo meglio è’. Le cose migliori in questo scorcio di 2007 le stanno facendo in solitaria gli ex leader di gruppi storici: guarda che ti combina un Eddie Vedder, un Black Francis o un Thurstone Moore.

La verità  è che le sorprese degli ovetti Kinder non sono più quelle di una volta: direte voi ‘E allora?’. Be’, capire la dinamica delle sorpresine è capire i tempi che corrono, molto meglio che leggere l’ennesimo stucchevole libro sui giovani precari. Non si capisce perchè le cose belle non possano rimanere tali, perchè debbano sottostare anch’esse alla frenesia da cambiamento necessario che percorre la schiena dei nostri giorni. Sarà  una sciocchezza, ma non è così. Prima le sorpresine le dovevi costruire, assemblare; c’era un processo creativo e manuale, una sfida nel riuscirci senza guardare le salvifiche istruzioni di montaggio. E soprattutto dopo ci potevi giocare, divertirti. Oggi escono agglomerati di plastica bell’e pronti, da guardare passivamente per un po’ e da dimenticare in fretta: il quoziente intellittivo dei bambini moderni non pare offrire alternative. Usa e getta.

Perchè le cose belle devono cambiare? C’era una gioventù sonica un tempo, erano i primi anni novanta, la Lego ancora esisteva, c’era qualcosa da dire, gli anni ’70 da rimasticare, il presentimento di un vuoto spirituale nella sua ultima fiammata. Il tempo che scandisce il tempo. Quanti anni ha Thurstone Moore? 15? 25? 30? 65? Guardare una sua foto per poi pensare che bloccare il tempo è possibile, magari anche solo per fregare per un istante occhi ed orecchie. Il giovane sonico si evolve ma rimane fedele a se stesso. Credi di trovare in questo disco le selvagge distorsioni dei suoi compari newyorkesi ed invece ci si ritrova davanti ad un mare placido ma pur sempre elettrificato: il mare di fine agosto, screziato smeraldino, increspato con pennacchi di spuma bianca, lento e potente.
C’è tutto il meglio del rock di fine millennio metabolizzato da un grande musicista, ci sono gli Smashing Pumpkins dell’eterna ed iconica ‘1979’, ci sono i Dinosaur Jr con le loro melodie veloci ed agrodolci, bazzicano i Pavement più giocosi e melodiosi, c’è l’impeto da songwriter di razza in ogni molecola musicale e tutto pare essersi fermato in un pomeriggio di 15 anni fa. Echi innegabili ed inevitabili di Kim Gordon e Lee Ranaldo sparsi qua e là , giusto per ricordarsi degli amici. Diamine anche i violini: è proprio amore che rifiorisce nel chiuso di un locale incastrato nel sottoscala di una metropoli qualsiasi.

Cosa resterà  di questi primi dieci del nuovo millennio? Me lo chiedo mentre sciamo tra vicoli chiassosi come una kasba con Thurstone Moore a ronzarmi nel gulliver. Pochi hanno la calma di raccogliere, di sedimentare lentamente per poi far scuotere chitarre e casse terremotando tutto l’universo che lambiscono. Nostalgia e calore. Che diavolo ho combinato fino ad adesso? Poi la pacca sulla spalla di chi ancora è capace di ricordarsi il tempo dei diciotto anni che furono, della vita che si perde in un gioco divertente e chi vivrà  vedrà .

Se Thurstone Moore fosse una sorpresina della Kinder rimarrebbe chiuso in scatoloni ben sigillati nell’attesa di tempi migliori. Per fortuna scorre ancore sangue giovane tra le carni energizzate di un formidabile performer.
No, le sorpresine Kinder di una volta non le fanno più.

Credit Foto: Bene Riobó [CC BY-SA 4.0], via Wikimedia Commons