Ci sono dischi che proprio non li si riesce ad inquadrare, tanto sono sfaccettati e consistenti. Dischi di cui non riesci a spiccicar parola e quello che dici son stronzate perchè tanto il disco tu mica l’hai capito… Ci provi, ma ogni volta è diverso ed ogni volta è più bello.

“Glyphic” è uno i quei lavori: l’ultimo album di Boxcutter (al secolo Barry Linn) suona sempre diverso. Prendete la traccia omonima. Parte sballatissima e rallentata, continua sullo stesso mood ed improvvisa entra la cassa irrispettosa, sfumano i riverberi anzi no, ne entrano di nuovi che si sostituiscono ai primi, voci da un’oltretomba psicotropo introducono bassi spaziale eppure terrigeni, il silenzio che annuncia melodie etniche, e tutto ciò è soltanto la prima metà  e la seconda è completamente diversa… Da pazzi. Un viaggio non indifferente.

Ma il resto dell’opera non è da meno: che il nostro Boxcutter si muova tra atmosfere roots o trasformi il tutto, anche solo per un attimo, in asettici incontri minimal da Fight Club non inciampa mai. Neppure su bassi oscuri e beat taglienti che frullano sapientemente echi di Jamaica e la tipica riottosità  piovosa da ghetto inglese, nulla di urlato a squarciagola: semplicemente un disadattato che ti guarda dall’alto in basso e ti dice di essere mille volte più stramaledettamente figo di te. E tutto senza parole, ma con una musica che partendo da Kingston viaggia per il resto del mondo: sfiora i mille grooves contemporanei di Fela Kuti e Tony Allen, si beve una birra alla periferia di Londra con Jah Wobble e passa da Vienna per vestirsi bene ed andare ad un aperitivo con Kruder & Dorfmeister senza dimenticarsi prima di fare un brindisi alla memoria di Miles Davis, infine la notte la passa in un club di Detroit mentre Richie Hatwin dà  il meglio di sè dietro alla consolle.

“Glyphic” è il disco perfetto per chi vuole fumarsi dell’ottima ganja, è perfetto per chi vuol ballare tutta la notte con o senza MammaDMA o per chi vuole fare entrambe le cose ma non sa bene in che ordine. è perfetto per chi vuole scopare e per chi vuole fare l’amore e per chi sa fare un bel mix ragionato. Mi fa venire in mente il capolavoro (irraggiungibile) di Laurent Garnier, “Unreasonable Behaviour”: la stessa immensa capacità  di aggiungere ingredienti senza mai sbagliare un colpo, senza mai esagerare e mantenendo sempre uno stile unico.

Questo per me (come già  sapete) è uno dei dischi dell’anno, uno dei migliori; e vi prego, credetemi ed andate oltre la deliziosa copertina… Qui c’è uno degli artisti più capaci ed intelligenti della scena dubstep (e non solo), comunque quasi l’unico che può veramente trasportarla ad altri e più alti palchi.

Cover Album
MySpace
Glyphic [ Planet Mu – 2007 ] – BUY HERE
Similar Artist: Burial, Goldie, Kode9, Distance, Jaga Jazzist
Rating:
1. Glyphic
2. Windfall
3. Bug Octet
4. Rusty Break
5. J Dub
6. Chiral
7. Kaleid
8. Bloscid
9. Foxy
10. Lunal
11. Fieldtrip