Ok che Alison Goldrapp, o solo Goldfrapp che dir si voglia, ha sempre dimostrato una certa mutevolezza di stile e contenuti, ma ecco, dopo le sinuose avventure elettro-pop di “Black Cherry” e “SuperNature”, sicuramente in pochi avrebbero potuto pronosticare questo “Seventh Tree”, quarto lavoro in studio più all’insegna di un onirico pop d’autore che di facili e ammiccanti motivetti da dance floor.

Si potrebbe parlare di un mezzo ritorno alle origini, sebbene a sette anni di distanza non sembrerebbe avere molto senso ritornare sui propri passi, fotocopiandoli alla meglio, giusto giusto per ri-accontentare i fans traditi dal tanto elettronico sex appeal di “Supernature”.
Goldfrapp, che senza dimenticare il socio di sempre Will Gregory non è evidentemente l’ultima arrivata, dimostra di non scivolare sul facile trabocchetto della pura e semplice rivisitazione del passato, ma anzi, sceglie di pescare dalle sue due nature fin qui proposte, in un delicato e riuscito mix che forse per una volta potrà  mettere d’accordo tutti.

Certo, è innegabile che la bella Alison peschi a piene mani dal vellutato folk degli esordi, ma senza dimenticare nulla lo arricchisce di soffici inserti elettronici à  la Portishead e lo plasma in una struttura più leggera, sciolta e pop, eredità  (in)diretta dell’esperienza “Black Cherry” ““ “Supernature”.
“Happyness” e il singolo d’esordio “A&E”, sembrano semplificare al meglio la filosofia del disco, nel suo allontanarsi dagli estremi – quello evocativo e oscuro di “Felt Mountain” e quello ammiccante e catcy di “Supernature” – alla gioiosa ricerca e composizione di belle canzoni.
Che sia l’orecchiabile elettro-hyppie di “Caravan Girl”, il cauto dream pop di “Little Bird” o i melodiosi saliscendi di “Cologne Cerrone Houdini” (brano migliore del disco e probabilmente tra i migliori di questo scorcio di 2008), poco importa, basta scegliere.

Quello che conta è che Goldfrapp, nel suo “Seventh Tree”, sembra finalmente aver trovato la sua dimensione ideale, naturale somma sonora di esperienze contrastanti che, come in un meraviglioso lieto fine, finiscono per fondersi magicamente in un magistrale arcobaleno di musica e profumi, difficile da ignorare e dimenticare.
Benvenuta, finalmente.