Scarlett Johansson attraversa in taxi una Tokyo notturna, scintillante di luci colorate e solitudine. Sguardo adolescenziale, malinconico, vitale. Mentre la notte scivola in controluce sui finestrini, un senso di smarrimento misto a nostalgia inonda i suoi occhi umidi. Come un lento sprofondare un naufragio al rallentatore narcotizza storie e sentimenti. Perfetta colonna sonora di un qualsiasi film di Sophia Coppola arriva il nuovo album degli M83, sigla dietro la quale si cela il francese Anthony Gonzales, solo più che mai dopo la separazione dal vecchio compagno d’avventure soniche Nicolas Fromageau.

Ritmiche shoegaze, mastodontiche geometrie sonore, muri eretti a suon di riverberi ed effetti, fantastica unione di chitarre elettriche ed elettronica. Questo non è solo un bel disco con trovate estetiche gustose; “Saturdays=Youth” appartiene alla ristretta cerchia di album che al primo ascolto si attaccano addosso come un rampicante nel cuore. Voci che rimbalzano dal futuro, astrazioni sbiadite come in un sogno inafferrabile, colori che si annullano nella luce biancheggiante della più stordente giornata d’estate: elementi d’ipnosi. Se tutto l’album fosse sulla stessa linea d’onda di “Kim And Jessie” sarebbe un mezzo capolavoro, ma a volte la strada si fa accidentata, fino a risultare impercorribile come in “Up”, momento troppo pacchiano e fuori luogo: davvero un peccato.

C’è una scena nel film “Marie Antoniette” in cui la Regina ed alcuni dei suoi amici, leggermente intontiti da qualche bicchiere di troppo di champagne, si sdraiano sul prato di Versailles in attesa che il sole sorga. In silenzio aspettano che le dita rosate dell’alba accarezzino i loro visi di giovani uomini, ricchi ma così fragili dinanzi alla Storia che di lì a poco li avrebbe travolti spietatamente. In quegli attimi di silenzio spensierato, più di mille parole affannose direbbe tutto una qualsiasi canzone di quest’album.

Ci sono volte in cui uno si butta a capofitto in quello che sta facendo perchè crede sia l’unica cosa giusta da fare al mondo in quel momento; con un piede nel sogno e l’altro tra le nuvole sorride a se stesso e soffia nella sua bolla colorata. Tutto prima che il frastuono del cannone del cinismo dilagante distrugga le fantasie e quell’attimo che il tempo non riesce a fermare. Il lungo requiem finale è l’addio che sfuma nell’oblio dei ricordi. Ad ogni nuova caduta sapremo ora dove andare a rifugiarci.