Come mai una band del calibro dei Sonic Youth da New York si avventura nella provincia delle province, risale la valle dell’Adige fino alla sperduta Bolzano, vi chiederete voi?
In realtà  nella cittadina dalla quale provengo e attualmente vivo è stato appena inaugurato un inutile museo d’arte contemporanea di nome Museion. Come tutti i musei che nascono nelle province delle province del mondo sono a caccia di notorietà  e consensi ed in quest’ottica hanno deciso di ospitare una mostra itinerante dei Sonic Youth, che oltre ad inebriarci da quasi trent’anni (dico trenta fottuti anni) con suoni sempre un passo più avanti della capacità  comune di comprenderli, si cimentano come artisti raccogliendo inoltre attorno a se da William Burroughs a John Cage, da Allen Ginsberg a Jack Kerouac. “Sensational Fix” è il nome dell’esposizione che resta aperta fino al 4 gennaio 2009.
Con un unico biglietto era possibile assistere anche alla performance live della band, al seguito per l’inaugurazione della mostra.

Che dire dei Sonic Youth che non sia già  stato detto?
Cercando di dribblare la retorica più abusata, direi che non esiste una parabola discendente del gruppo newyorkese. Malgrado il crollo dei diagrammi di borsa della loro città  d’origine, il grafico delle loro azioni è in costante ascesa, magari non sempre con la stessa inclinazione ma comunque sempre verso l’alto.

La scaletta poi è da veri intenditori: brani sparsi di quasi tutti i loro dischi più significativi più due brani inediti (il primo si intitola “No Way”, il secondo non lo ha annunciato) che saranno sul nuovo album in uscita a Marzo 2009. Di va da “Teenage Riot” del masterpiece “Daydream Nation” ad “Incinerate” dell’ultimo e superbo “Rather Ripped” poi di nuovo indietro fino a “Sister” con “Schizofrenia” e l’immancabile classico live SY cioè “100%” da “Dirty”. Un continuo peregrinare attraverso oltre 20 dischi e 30 anni di musica. Purtroppo non ho portato la Moleskine per appuntarmi la scaletta ma volevo gustarmi il concerto senza troppo badare a quello che poi sarei riuscito a ricordarmi.
Impressa invece in maniera indelebile nella mia memoria fragile è la potenza della macchina sonica dalla quale gli ex giovani (tutti ormai “Over Fifty”) prendono il nome. Con ben due bassi e due chitarre oltre ad una batteria se non sei perfettamente affiatato fai rumore e basta. I nostri invece hanno prodotto uno streaming sonoro perforante ma armonico, a tratti progressivo ed inusuale (Thurston Moore ha più volte percosso le corde della sue Fender Jazzmaster con le bacchette della batteria).

Dopo aver cercato invano di vederli in settembre nella “‘loro’ New York per un concerto jam con J Mascis andato sold out prima che avessi addirittura prenotato l’aereo, mi sono decisamente rifatto sotto casa.
Non occorre essere over forty per vedere i Sonic Youth. Vale la pena farlo a tutte le età . Loro sono il passato, il presente ed il futuro della musica alternative.

Credit Foto: tkaravou from Montreal, Canada [CC BY 2.0], via Wikimedia Commons