Londra è una città  magica, un po’ come New York e Los Angeles: sono le città  che bene o male si sono impresse nella nostra mente d’ascoltatori di tanta musica. La peculiarità  di Londra è di essere dannatamente multietnica, di aver accolto in sè intere generazioni e famiglie provenienti dall’Asia, specialmente da India, Bangladesh e Pakistan. Adesso io non sono un etnografo, nè tanto meno un esperto d’immigrazione inglese, se siete interessati all’argomento o vi reperite un testo serio e qui non posso aiutarvi, o vi leggete “Denti Bianchi” di Zadie Smith, bellissimo affresco di cinquant’anni di storia britannica, che vi spiegherà  tanto quanto un saggio ma in compenso vi divertirete enormemente.
“Margin Music” di Dusk + Blackdown è l’ultima uscita dubstep di questo ricchissimo anno e si ricollega a quanto detto sopra grazie all’abbondante presenza d’inserti ritmici/vocali/strumentali della tradizione del subcontinente indiano.

Gia durante i nineties avevamo assistito a fenomeni di questo tipo e ascoltato dischi che univano le ultime tendenze elettroniche a momenti etnici: i primi a saltare in mente sono sicuramente gli Asian Dub Foundation, collettivo dedito a un aggressivo crossover elettronico, e Nitin Sawhney, incostante e talentuoso songwriter fra trip-hop e folklore degli antenati. Mi sembra però che il risultato ottenuto da Dusk e Blackdown (entrambi pionieri dubstep quando ancora nessuno ne parlava) faccia un passo oltre, andando quasi a ricongiungersi con quella pietra miliare e forse caposaldo di qualsiasi deriva etno che risponde al titolo di “My Life In The Bush Of Ghosts” della premiata ditta Eno e Byrne (guarda caso di un’altra coppia si tratta): alla stessa maniera il disco è ostico ma non impenetrabile, ambizioso ma a tratti confuso”… Ok che i punti di partenza sono drasticamente diversi (eccheccazzo, son passati quasi trent’anni), ma è l’insieme del disco a spingermi in questo parallelo: non singole assonanze, piuttosto una tendenza generale a sperimentare e non perdere mai di vista il lato fisico della formula.

E “Margin Music” è un disco che, come dice il titolo, se ne sta ai margini delle strade e racconta (o meglio cerca di raccontare) Londra da più aspetti: l’elettronica hype e lo squallore di tutti i giorni, il profumo del riso al curry insieme al lezzo delle fabbriche, i corpi sudati in un dancefloor ed il risveglio tra cantilene di muezzin in incognito e rombi di automobili.
C’è spazio in mezzo a tutto ciò per il più eterogeneo dei menù: la conclusiva Focus si pregia di un incedere meravigliosamente techno pur partendo sempre dal battito in levare, l’iniziale “Darker Than East” pone qualche timida reminescenza indù sopra un panorama quasi apocalittico che evoca immediatamente i fantasmi cyber-dub di Kode9, “Kuri Pataka” offre dubstep marziale e cantato tradizionale ibridati senza tralasciare nulla delle precedenti identità . Non mancano i riferimenti al grime, che nelle ultime uscite del genere invece andavano sfumando (causando anche la perdita dell’impatto corporale e rischiando sempre più l’effetto chill-out): “Concrete Streets” non avrebbe sfigurato nell’esordio di Dizzee Rascal, mentre “The Bits” rallenta il battito e lo avvolge in una fitta coltre di fumo profumato (incenso? oppio? hashish?).

Come non citare poi due pezzi quali “This Is London”, poeticamente ambientale, e “The Drumz Of Nagano”, sperimentale e materica contemporaneamente?
Ecco, per me “Margin Music” è forse l’apice artistico di un’annata che ha visto il dubstep invadere molti spazi, ma non solo: è (come lo era stato lo scorso anno “Glyphic” di Boxcutter) un gradino che sposta più in alto l’asticella della qualità , del pensiero e dell’ambizione, un disco con cui le prossime uscite dovranno per forza fare i conti.

Cover Album
MySpace
Margins Music [ Keyound – 2008 ]
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Similar Artist: , Boxcutter, Brian Eno & David Byrne, Nitin Sawhney, Dizzee Rascal
Rating:
1. Darker Than East
2. Con/Fusion
3. Lata VIP
4. Kuri Pataka (The Firecracker Girl)
5. Rolling Raj Deep
6. (Keysound Radio)
7. Concrete Streets
8. The Bits
9. Dis/East
10. This Is London
11. Iqbal’s Groove
12. The Drumz of Nagano
13. Focus