Fino ad oggi la tedesca Strut (sotto-etichetta della !K7) non aveva ancora pubblicato album d’inediti, ma molte compilation a tema davvero ben curate: inaugura dunque ora un nuovo corso con questa iniziativa dal titolo “Inspiration Information”. L’idea è davvero bella: chiudere in studio per cinque giorni un artista contemporaneo e un altro che dovrebbe rappresentare una delle sue ispirazioni. Questo primo volume ci presenta così l’affiatato lavoro compiuto dall’inedito trio Amp Fiddler e Sly & Robbie nella capitale giamaicana. Se di questi ultimi non c’è affatto bisogno di presentazioni (signori incontrastati del suono di Kingston da più di quarant’anni, hanno collaborato con tutti gli artisti isolani degni di nota e persino con personaggi meno ovvi come Serge Gainsbourg, Mick Jagger, Grace Jones e persino Bon Dylan), magari qualcuno ancora non conosce Amp Fiddler: detroitiano doc, promettente soul-singer e tastierista di notevole talento che ha accompagnato live e non solo gente come Prince, i Primal Scream, George Clinton ed ha avuto l’onore di partecipare alla Detroit Experiment voluta e guidata dal Canova della techno Carl Craig.

L’album, che a me è giunto in versione promo con qualche traccia in meno (otto anzichè dodici, credo), merita sicuramente un ascolto e non delude le aspettative. Chiaro che suona esattamente come promettevano le aspettative, ma non era da questo incontro che ci aspettavamo miracoli. Sly & Robbie fanno il loro sporco dovere senza perdere un solo battito, certe volte addirittura prendono le redini e guidano le danze slabbrando il tutto col loro insostituibile tocco dub (una “U” dall’irresistibile incedere in levare e una “Lonely” dal magico sapore roots).

Ma il riflettore è puntato soprattutto su Amp Fiddler, che fa la sua porca figura: se nei dischi solisti l’ottimo songwriting del nostro veniva certe volte oscurato dell’eclettismo a tratti eccessivo, questo non succede in “Inspiration Information”. Il detroitiano si trova a suo agio tanto nei passaggi più muscolosi, quelli che lui stesso tende a far virare verso le scansioni hip-hop (“I Fell On The Wagon”, semplicemente meravigliosa, carnale, oscura e strascicata), quanto nel funk più classico (l’eccelsa cover di “Paint The White House Black” dei Funkadelic qui intitolata “Blackhouse” e dedicata al neo-eletto presidente USA Barack Obama, che sembra uscita dallo storico “There’s A Riot Goin’ On” con quel suo sensuale brulicare di bassi). Degna di nota infine l’interpretazione vocale, mai sottotono e sempre ispirata: in alcuni punti si ha quasi l’impressione di ascoltare un redivivo Bob Marley.

Se vi piace la black-music in tutte le sue forme questo è il disco che fa per voi, capace contemporaneamente di far assaggiare l’anima di tutti i partecipanti, di rielaborare la tradizione e lavorare sul futuro.