Vivere una vita non è attraversare un campo
Boris Pasternà k (“Il Dottor Zivago”)

Ci sono quelli che corrono per sentirsi vivi. Corrono pensando che il tempo avrà  cura di loro illuminandoli non facendoli dimenticare. Il vuoto dell’attenzione vibra sulla loro pelle sciocca. L’affanno della fiammata li sconfigge parimenti a chi piazza uno scatto da centometrista all’inizio della maratona.
Ci sono, poi, quelli come Moltheni che respirano più lenti degli altri, che sgranano l’aria tra le nari con l’ossequiosità  del sacerdote. Li trovi nascosti con fare svagato mentre osservano con lucida fissità  il fluire delle ore. Barbe fulve e segreti.

Umberto Giardini è una vita che s’è tirato fuori dai marosi delle schizofrenie discografiche e modaiole del mercato italiano, seguendo un sentiero che abbraccia boschi di betulle e gassose solitudini metropolitane. Le sue grandi passioni per il folk americano da una parte e la melodia italiana di fine anni ’60-inizio anni ’70 dall’altra tracimano in quest’ ultimo lavoro, “I Segreti Del Corallo”, album di liturgica possanza e lindo fervore.

Sospeso tra tagliente elettricità  e levità  acustica, Moltheni tratteggia il saggio del poeta post-atomico, che abbandona la muta carta per miscelarsi in un tutt’uno fatto di parole intense come pennellate di Van Gogh e di suoni elettro-acustici così pastosi nella loro ampia vibrazione da incollarsi ad ossa avide d’armonia.
Musica che abbronza i nostri occhi dolorosi come il sole la terra, perle di un filare che s’allunga album dopo album, trovando la completezza estetica agognata da ogni songwriter di razza; scoprire il segreto della voce mentre si ascolta “Vita Rubina” sarà  il momento culminante di un inverno avaro. E allora soffia un vento che frusta ritmicamente campi di grano sorpresi dalla tramontana, dita grigiastre che battono mani mentre senti Eccolo il tuo corpo universale panorama tridimensionale picchiettare tra le giunture di un album di stupefacente bellezza. “I Segreti Del Corallo” è un cristallo di fragili armonie costruite con strumentazioni rigorosamente “‘vintage’ prese da soffitte vecchie di quarant’anni, registrate come si faceva prima che computer e campionatori prendessero il sopravvento cancellando l’anima e l’aura umanizzante su chitarre e wurlitzer: pressioni e pizzichi dosati con muscoli e spirito prima che con microchip e colpi di mouse.

Ameremo incondizionatamente la vita che si spoglia indifesa tra il “Corallo” e il “Verano”, o l’elettricità  muta di suite strumentali che rimandano a paesaggi Mogwaiani, immaginando poi solai ingialliti di una Milano “‘rètro’ nelle delicatezze di “Ragazzo Solo, Ragazza Sola”, pensando un po’ a Lucio Battisti che socchiude gli occhi pescando melodie e visioni da cantare; credendo subito dopo che Devendra Banhart e Josè Gonzalez sarebbero felici di duettare in un bozzetto qualunque delle scarne ballate finali.
Amore e morte incrociano la loro danza tra parole che predicano lo sforzo della resurrezione o solamente la comprensione che scivola via tra le pieghe di un pomeriggio inutile.
Suggello finale è la canzone definitiva della musica italiana, il punto d’arrivo per una ripartenza che non ci sarà  mai, seppellita dalla monumentale perfezione di una riarrangiata “Suprema”, sfolgorante manifesto di quello che è, è stato e sarà  Moltheni: il fiore all’occhiello di qualsiasi cosa tu voglia.

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I Segreti Del Corallo [ La Tempesta – 2008 ]
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Similar Artist: Lucio Battisti, Jose’ Gonzales, Cristina Dona’, Devendra Banhart, Tyler Ramsey, Goodmorningboy
Rating:
1. Vita Rubina
2. Gli Anni Del Malto
3. Che Il Mare Possa Unire Cio’ Che Il Destino Ha Deviso
4. L’Amore Acquatico
5. In Porpora
6. Oh Morte
7. Corallo
8. Ragazzo Solo, Ragazzo Sola
9. Verano
10. L’Attimo Celeste (Prima Dell’Apocalisse)
11. Suprema

MOLTHENI su IndieForBunnies:
MOLTHENI Live @ Hanabi (Nola, 17/04/2009)
Recensione “TOILETTE MEMORIA”

Intervista con MOLTHENI