PROGRAMMA
Salone della Cultura: MODERAT, KENNY LARKIN, TIMO MAAS, MAGDA
Aula Magna: MOKADELIC, TELEPATH, ATOM TM, BYETONE, SIGNAL
Terrazza: COSTA vs AD BOURKE, THE GASLAMP KILLER, FLYING LOTUS feat. SAMIYAM, DAEDELUS

Le Veroniche e le Letizie. Il caldo asfissiante e le prime code sulle Roma-Fiumicino. I locali fighetti di Via Veneto e le disco cafone di Testaccio. Mille, uno, zero tituli. E così all’inifinito”….
Anche quest’anno il maggio capitolino e non offre più di un motivo per barricarsi un intero weekend all’interno del Palazzo dei Congressi. Lasciarsi stordire dal flusso interminabile di glitch, bassi, ritmi spezzati, drones e tanto altro, sembra ancora una volta essere l’unico rimedio possibile.
Noi da assidui frequentatori del festival ovviamente non ce lo facciamo ripetere due volte e nonostante un cartellone non all’altezza della fantastica passata edizione, nonostante la nostra carta d’identità  sempre più a disagio in un evento ormai meta ideale di orde di ragazzini poco più che maggiorenni, siamo ancora un volta in prima fila, pronti a timbrare la nostra terza edizione consecutiva di Dissonanze.

Programma alla mano la partenza è decisamente con il botto.
Già  alle 23.00 infatti l’immenso Salone si gioca una delle performance più attese. Apparat si unisce al duo Modelesektor dando vita al progetto Moderat. Impossibile allora perdere una delle poche date europee di questo supergruppo.
Purtroppo fin da subito ci scontriamo con l’elemento più fastidioso di questo Dissonanze 09: il ritardo. Sistematico, trasversale, coinvolge tutto e tutti mandando a farsi benedire qualsiasi programmazione preventivamente studiata a tavolino. Per l’intero weekend saremo costretti a saltare da una sala all’altra senza sapere assolutamente cosa avremmo trovato.
I Moderat si fanno attendere, ma una volta on-stage ripagano con gli interessi una platea già  numerosa.
Ben prima degli alfieri della cassa dritta, attesi non prima dell’ una, l’imponente palazzo comincia a vibrare sotto il meglio del suono berlinese.
Gernot Bronsert e Sebastian Szary (Modelesktor) disegnano secche ed energiche stoccate di techno urbana sulla quale Sasha Ring (aka Apparat) applica esercizi cameristici già  largamente testati sul suo recente “Walls”. L’algido incidere dance incontra le tastiere, gli arpeggi di chitarra, e i falsetti di Sasha, questo è l’universo B-Pitch nel suo vestito migliore.
L’unico appunto che mi sento di fare ad un live comunque assolutamente godibile è la mancanza di quella varietà  di ritmi così egregiamente dispensati nel debutto a nome Moderat.
Solo nel finale si accenna ad un cambio di “‘direzione’ con un paio di tracce dal forte sapore dubstep situazione che ci offre lo spunto per tornare su una questione già  affrontata all’indomani dell’annuncio della line-up festivaliera.
Dov’è il dubstep in questo Dissonanze 09? Possibile che si passi dall’abbondanza dello scorso anno (Pinch, The Bug, Deadbeat) al nulla totale di questa edizione?
Le recenti uscite a firma Boxcutter e El-B, l’evoluzione del “‘wonky beats’, il ritorno imminente di sua maestà  Burial avrebbero dovuto suggerire, a nostro avviso, ben altre considerazioni.

Lasciata alle spalle la superband berlinese ci dedichiamo alla prima sortita sulla terrazza che domina l’EUR.
Arriviamo giusto in tempo per le ultime battute del dj set di The Gaslamp Killer, white-guy losangelino dai più indicato come astro nascente della scena nu-black.
Quanto ascoltiamo in realtà  non è nulla di sconvolgente, una selezione di old-skool hip-hop mixata con poca fantasia. Nonostante questo però non mettiamo in dubbio le qualità  del ragazzo (tra l’altro lo abbiamo già  visto all’opera in un dj-set incandescente qualche mese fa), ma ci sentiamo comunque in dovere di aspettare le prime produzioni inedite per accostare il suo nome a quello di mostri sacri quali Madlib o Peanut Butter Wolf.

Ben altra cosa si rivela lo show di Flying Lotus. Lasciati in “Los Angeles” (ottimo disco questo) l’ibrido di breakbeat e glitch, Coltrane diffonde nel cielo capitolino una miscela irresistibile di funky, hip-hop, soul, tribalismi. Nel frullato pregno di negritudine finiscono tra gli altri Snoop Doggy Dog, James Brown e Soul Coughing (bel colpo Helmut !!! i Coughing non erano facili da riconoscere”…), ci si agita scossi da vibrazione profondamente black, un riscaldamento niente male in vista dell’imminente maratona danzereccia.
Gaslamp Killer e il fidato Samyam di tanto in tanto poi fanno capolinea sul piccolo palco, nel tentativo di agitare la folta platea con inutili “‘ yo’ e immancabili “‘ motherfucker “‘. Anche in questo caso per il Killer una comparsata che non lascia il segno.

Abbandonata la terrazza immersa in una girandola di suoni Stones Throw facciamo ritorno nell’ormai affollato Salone, per la tripletta dance LarkinMaasMagda autentico piatto forte del venerdì notte.
Il primo a premere sull’ acceleratore è Kenny Larkin, recentemente riemerso con l’interessante “Keys, Strings, Tambourines”, disco registrato in “‘casa’ Carl Craig. Da allievo di Derrick May, Juan Atkins e Kevin Saunderson la sua esibizione non può che essere un monumentale omaggio sonoro alla techno di Detroit. Sull’immancabile cassa in 4/4 si innestano loop acidi, ossessivi, finiamo travolti da un sound irresistibile nella sua perfetta commistione di propulsioni funk e stilizzate geometrie electro. Kenny Larkin non ha perso il tocco magico, senza se e senza ma, il suo è il dj-set migliore del giorno.

Come già  accaduto in passato un fugace salto nell’aula magna (il primo e ultimo per stasera) ci offre l’occasione per riprendere fiato. Qui troviamo all’opera Uwe Schmidt algido producer tedesco titolare di un’infinità  di moniker (Senor Coconut il più famoso) ma oggi in trasferta romana sotto le vesti di Atom Tm.
Abbandonate per una notte sperimentalismi di ogni genere il teutonico punta su una più “‘regolare’ elettronica minimale discendente diretta dei Kraftwerk quanto parente stretta della IDM più acida.
Ricarichiamo le batterie in un mare di suoni digitali e proiezioni video di “‘ASCII art’, certi di aver pescato una della migliori performance accolte in queste ore dalla confortante sala.

Il ritorno nell’immenso salone è però quanto di più traumatico potessimo aspettarci.
Timo Maas è infatti già  partito a razzo con il meglio della sua produzione, trascinando tutto e tutti in una “‘infernale’ atmosfera da rave.
In un colpo ci sentiamo scaraventati dalla Detroit fine anni ’80 alla Ibiza mid-ninenties. Il suono perde la sua matrice black, diventa il noioso e inebetito polpettone techno-house da somministrare alle masse oceaniche di un qualsiasi stadio da festival estivo. Tutto intorno, come era facilmente prevedibile, sale il fomento, noi invece cerchiamo le più vicine vie di fuga.
La balconata adibita a privè diventa allora meta irrinunciabile, in attesa che passi la tempesta.
Il set di Timo Maas però pare interminabile e lo sforzo per resistere è tanto. A questo aggiungete la stanchezza e l’ora tarda (come si diceva ben oltre quelle indicate sul programma ufficiale) e capirete perchè scolato l’ultimo drink e abbandonato il “‘salvifico’ privè abbiamo attuato il più consueto dei “‘fugoni’ verso casa.
Non vedremo Magda (sappiamo che farà  un’ ottima performance), ma poco importa, il giorno dopo ci attende una nuova e più sostanziosa scorpacciata musicale.

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Video della serata: