Ritornano (finalmente) i Blur sul palco e ritorna anche Graham Coxon col suo settimo lavoro solista. Si intitola “The Spinning Top” ed è un godibilissimo concept sulla vita di un uomo qualsiasi, dalla nascita alla morte. Spesso passati in secondo piano alle grandi platee (se escludiamo “Happiness In Magazines” del 2004), gli album del Coxon ‘solitario’ sono stati sempre in realtà  una miniera nascosta di piccoli gioielli, sia quelli prodotti quando era ancora in formazione con i Blur, sia quelli partoriti dal suo abbandono del rovescio della medaglia del brit pop (l’altro neanche lo nomino, ma inizia per O e finisce per s, spero che ci siamo capiti). E “The Spinning Top” non fa eccezione.

Un disco impregnato di atmosfere acustiche (soprattutto la prima parte), fluide chitarre elettriche mai troppo invadenti e ritmi nella maggior parte dei casi rilassati. Suoni folkeggianti, mescolati con le ottime composizioni di Graham. Collabora Robyn Hitchcock, gli inserti elettrici (“Dead Bees” ad esempio, a rialzare la tensione di un album sostanzialmente ‘tranquillo’) inseriti al posto giusto al momento giusto, una lunga suite posta quasi all’inizio, che rimane uno dei pezzi più grandi di questo 2009. Vengono rievocati i Blur più intimi ed ispirati (ad esempio nella stupenda “Tripping Over”, il miglior pezzo del lotto assieme ad, appunto “In The Morning”) e la voce di Graham non suona neanche tanto male, non essendo un virtuoso del vocalizzo è un punto in più: buon esempio è “Sorrow’s Army”.

Se c’è da trovare qualche difetto è l’eccessiva lunghezza. 15 tracce per 68 minuti di un disco che è comunque essenzialmente incentrato sulla forma canzone tradizionale (tranne qualche splendida divagazione) è francamente troppo, nonostante non sia pesante il tutto.

Se eccettuiamo questo problema di prolissità , “The Spinning Top” è un ottimo album che si lascia riascoltare facilmente, basta trovare un po’ di tempo. Ok la reunion dei Blur, ma questo è un disco da non sottovalutare.