Le Amiina portano sulle spalle un fardello vasto e maestoso che risponde al nome di Sigur Rós. Da sempre vivono all’ombra dei quattro ragazzi islandesi. Il loro ruolo, fisso e, si direbbe, insostituibile, è quello di sezione d’archi. Violini, viola, violoncello. In questa veste accompagnano ormai da un decennio la band di “àgà…tis Byrjun”, “Takk…” e molto altro, tanto in studio (non solo nell’incisione ma anche nell’arrangiamento delle canzoni) che sul palco, attraverso lunghi tour mondiali, magari un po’ in ombra, in seconda fila, ma sempre in grado di farsi sentire e di far pesare il proprio apporto, fondamentale, alla musica della band islandese. E’, a pensarci, una situazione curiosa: non si può certo parlare di backing band perchè davanti c’è un altro gruppo, chiuso, compatto e finito, e non un solista; non si tratta nemmeno di una jam o qualche altro tipo di “fusione” perchè la musica è e rimane quella dei Sigur Rós, cui le Amiina aggiungono il loro contributo.

Non c’è da lamentarsi immagino. Il nome Amiina è conosciuto proprio grazie ai Sigur Rós, e tra i quattro ragazzi e le quattro ragazze è facile immaginare uno stretto rapporto di amicizia (in un caso anche qualcosa di più, dato che il tastierista Kjartan Sveinsson e la violinista Marà­a Huld Markan sono dal 2001 marito e moglie). Le Amiina, però, quando suonano da sole usano sempre di meno gli archi.
Rispetto a quando mi capitò di vederle un paio di anni fa, sul palco del Teatro Rasi spendono decisamente più tempo dietro a tastiere, sintetizzatori, sega, glockenspiel, xilofoni, calici di cristallo e chitarra rispetto a violini, viola, violoncello. Il suono degli archi resta ben presente, ma non è più dominante. Questo anche perchè sul palco non sono da sole: le quattro islandesi sono accompagnate da due ragazzi, Kippi e Maggi, il primo impegnato con un laptop a governare inserti elettronici, mentre l’altro scalda i brani e dona ritmo seduto dietro la batteria. Insieme al duo, anch’esso islandese, le Amiina hanno realizzato l’ultimo EP “Re Minore”, che presentano in questo breve tour italiano.

Proprio a due dei tre brani dell’ultimo EP è dedicata l’apertura del concerto. Seguirà  un’altra manciata di canzoni tratte dai lavori precedenti (in particolare dall’album “Kurr”) e ci sarà  spazio anche per presentare materiale nuovo e ancora inedito. Un’ora abbondante di concerto e l’effetto è quello atteso: atmosfere dilatate che trasportano note dolci e leggere, musica ariosa e strumentale. Tastiere e sintetizzatori, insieme al lavoro degli archi, intrecciano la tela su cui sono decorate le piccole note di glockenspiel e xilofoni, e su cui planano a ondate i suoni della sega e dei calici di cristallo, riempiti d’acqua e sfiorati sul bordo. Gli inserti elettronici sono macchie che spezzano delicate la linearità  della trama; la batteria traccia confini e struttura, governa i crescendo e scompare nei passaggi più lievi.

Quella delle Amiina è una psichedelia calma, un noise privo di rumore, che sul palco viene letteralmente costruito. Le quattro ragazze cambiano in continuazione lo strumento suonato, non solo tra un brano e quello successivo ma anche nel bel mezzo dell’esecuzione. Attraversano il palco spostandosi leggere e concentrate, dal violino alla tastiera, dallo xilofono alla viola. Animano lo spazio scenico con i loro passi silenziosi, facendolo risuonare nella musica generata. Il Teatro Rasi si rivela per tutto questo una location ideale: suggestiva e avvolgente, grande abbastanza per amplificare e liberare lo spettacolo, ma non troppo per rischiare di diluirlo.

La carriera delle Amiina procede silenziosa e in punta di piedi esattamente come le quattro ragazze che attraversano il palco sospinte dalle loro stesse note. Fuori dall’immagine epica e sconfinata della musica a nome Sigur Rós, la band islandese si ritaglia uno spazio piccolo e poco affollato, adatto a far vibrare gli strumenti e liberare minute note pop. E’ una scelta cosciente e responsabile, appoggiata sulla certezza che le cose belle trovano un loro posto anche senza fanfare e grandi proclami o promozioni. Una scelta difficile, forse l’unica possibile, che per le Amiina sembra la più facile del mondo.

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