Il programma della XV edizione dell’Ethnos Festival, rassegna che da anni getta uno sguardo approfondito sulle culture musicali di tutto il mondo, si apre con un concerto d’eccezione, dal forte valore culturale e sociale, oltre che musicale, che vede come protagonista Seun Kuti, figlio del grande Fela Kuti.
Seun Kuti riprende il discorso politico del padre, morto nel 1997, e mette in piedi un live set in pieno stile ‘afrobeat’ supportato da una band sensazionale, precisa e perfettamente in simbiosi.

Si parte con un vorticoso pezzo groove, di oltre dieci minuti, strumentale, che va ad introdurre il giovane leader Seun.
Il concerto è dirompente, percorre sonorità  calde, piene di ritmo, funkeggianti, sregolate, dove la fanno da padrone una sezione di fiati spumeggiante e vorticosa e una sessione ritmica energica ed esuberante che richiama sonorità  rock adoperando, però, oltre alla batteria, anche strumenti percussivi della tradizione africana.
Seun presenta alcuni brani del suo ultimo ““ e unico ““ lavoro dal titolo “Many Things”, che è una chiara dichiarazione d’intenti, una sorta di ripresa della lotta portata avanti dal padre, e ripropone alcuni brani di Fela, lasciandoli intatti nei loro groove acidi, potenti e irresistibili.

Il pubblico è letteralmente in fiamme, si avvicina al palco e comincia a ballare, partecipa anima e corpo al concerto, è preso pienamente dalla pulsione vitale di questo ensemble d’eccezione.
Seun è un ottimo leader, si inserisce perfettamente nel lavoro consolidato e vorticoso dell’ensemble concedendosi anche alcuni interventi sul governo nigeriano e sui politici mondiali spiegando, tra l’altro, in maniera divertita, la differenza tra ‘leader’ e ‘ruler’ (Obama is a leader, Berlusconi is a ruler).

Lo spirito di Fela riecheggia nelle canzoni, nel ritmo e nelle parole del figlio.
Seun ha la stessa rabbia del padre, lo stesso coraggio di denuciare il cattivo governo del suo paese, lo stesso desiderio di lottare contro gli abusi delle economie occidentali nei confronti dell’Africa.
Fela è vivo e parla tramite i suoi figli, vuole ancora raccontarci le ingiustizie che subisce il continente africano, ascoltiamoli perchè siamo la loro unica speranza.

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