Perchè alla fine una canzone fissa un istante, un momento che si realizza nell’attimo stesso in cui svanisce. Come istantanee che scolorano nelle nebbie fitte della memoria rimossa, momenti di rabbia, felicità , resurrezione, quiete rivivono la loro vita fugace di leggere farfalle per tre minuti o poco più; giusto il tempo di credere che Crosby, Stills, Nash & Young siano inarrivabili nel far bruciare la tua cameretta col miglior crepuscolo californiano, ma che in fondo se ti impegni e butti il cuore oltre l’ostacolo, qualche leggero brivido anche i Grand Archives riescono a procurartelo.

Mat Brooke -leader del quartetto ed ex chitarrista/compositore dei Band Of Horses – aveva centrato il bersaglio col bel disco d’esordio, trapuntando trame di assolati sogni anni ’70 col più delicato pop svedese che c’era in giro. Alla seconda prova i toni si fanno leggermente più cupi, come se quel tenue sorriso che avevamo intravisto nella penombra, si svelasse in un ghigno di fastidio per il troppo sole che acceca visi impreparati. La capacità  di macinare un folk-pop semiacustico e corposo è rimasta intatta, così come quel senso di pienezza sonora che caratterizza questa soave raccolta di brani, che ha l’ardire di voler sconfiggere le rughe del tempo attraverso una scrittura immune da sperimentalismi bislacchi di sorta.

La band di Seattle inanella un paio di canzoni di pregevole fattura, brani che lasciano sulla pelle un sapore agrodolce, sensazioni di un’attesa che di lì a poco svelerà  ogni ansia, pur seminando, va detto, qualche dubbio qua e là . Come ad esempio un generale senso di incompiutezza, mescolato ad una oltranzista e persistente voglia di apparire delicati e leggiadri ad ogni costo.

Il disco gira lieve ed ordinato come la riga perfetta ed immacolata del bambino delle barrette Kinder, ma, specie nella parte centrale, l’album cede qualcosa, manca di sapidità , dando, così, la sensazione di assistere ad un esercizio di stile privato del cuore per riscaldare.
Forse le attese dopo il primo disco erano ben altre, ma per lasciarsi accarezzare con indolenza in queste ritrovate sere autunnali, i Grand Archives bastano ed avanzano.

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Keep in Mind Frankenstein
[ Sub Pop – 2009 ]
Similar Artist: Page France, Fleet Foxes, Band Of Horses, Herman Dune, Crosby, Stills, Nash & Young, John Phillips
Rating:
1. Topsy’s Revenge
2. Witchy Park/Tomorrow Will (Take Care of Itself)
3. Silver Among the Gold
4. Oslo Novelist
5. Lazy Bones
6. Siren Echo Valley (Part 1)
7. Left for All the Strays
8. Dig That Crazy Grave
9. Siren Echo Valley (Part 2)
10. Willoughby

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