La storia della musica Rock è fatta di addii e di ritorni, di dischi dimenticati che spuntano dal nulla, perchè qualche label illuminata ha deciso di ristamparlo, così ridisegnando le coordinate storiografiche dell’iconografia rock, magari dando voce ad artisti di ‘culto’ o di ‘nicchia’ che dir si voglia. Come il caso di Gary Higgins, autore di quella misconosciuta gemma (almeno fino a pochi anni fa) psych folk, pubblicata all’epoca (correva l’anno 1972) senza la sua autorizzazione ““ giacchè il vecchio druido era dietro le sbarre per possesso di marijuana ““ denominata “Red Hash”, poi finita ben presto nel dimenticatoio, visto che altrettanto velocemente finì fuori catalogo.

Magicamente, però, rispuntò, grazie alla benemerita Drag City (la label illuminata di cui sopra), nonchè alla cura ed all’attenzione di personaggi come Ben Chasny, (più noto come Six Organ of Admittance), grazie al quale l’etichetta nel 2005 pubblicò il suddetto disco con ben due bonus tracks ad arricchire lo sghangherato e meraviglioso programma.
Da lì in poi si sviluppa verso il personaggio una sempre più crescente attenzione e curiosità , cosicchè il nostro barbuto amico si decide nel giro di pochi anni a dare alle stampe un seguito: “Seconds”, di certo meno memorabile del suo predecessore, ma altrettanto valido.

Vi si scorge un certo senso di pacificazione dei sensi, di delicata armonia, ascoltando le sette composizioni che popolano questo disco e non potrebbe essere altrimenti, visto che Higgins ha conosciuto anche le gioie della paternità  (il figlio difatti vi suona la chitarra aiutato dai vecchi sodali di Gary, Dave Beaujon e Jerry Fenton). E’ bello lasciarsi cullare dalla dolce melodia medievaleggiante di “Demons” o perdersi tra gli anfratti di un bosco ed ascoltare gli scoiattoli amoreggiare (“Little Squirrel”) o contemplare la bellezza di un paesaggio di montagna, avvolto in spirali acustiche circa Roger Waters che ha finalmente trovato una panacea alle sue pene (“Ten-Speed”). E’ altrettanto semplice però, provare un senso di stucchevolezza per l’eccessiva pulizia sonora e levità  delle composizioni. Si prenda ad esempio la banale “Mr. Blew” o l’orecchiabilissima “When I was Young”, che dopo soli tre ascolti lasciano un senso di dèjà  ècoutè e di pruriginoso fastidio, per fortuna subito scacciato via dal momento più alto del disco: “5.A.M. Trilogy”, una sorta di mini suite tra Nick Drake e Tim Buckley, cantata con una teatralità  ed un trasporto quasi Costelliani. Chiude le danze un’irresistibile “Don’t Wanna Lose”, diretta e senza fronzoli, come il suo autore.
Bentornato, Mr. Higgins.

Cover Album

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Seconds
[ Drag City – 2009 ]
Similar Artist: Bill Fay, Nick Drake, Six Organ Of admittance
Rating:
1. Demons
2. Little Squirrel
3. Ten-Speed
4. Mr. Blew
5. When I Was Young
6. 5 A.M. Trilogy: 5 A.M. / 5 A.M. Interlude / Folded Flag
7. Don’t Wanna Lose