Ascoltare una nuova uscita a nome Magnetic Fields non è affatto cosa semplice per chi li ama e li venera aldilà  dell’elevato valore musicale. Chi scrive ha lasciato un pezzo del proprio cuore all’ interno di quelle “69 Love Songs” che l’immenso Stephen Merritt compose e diede alle stampe ormai più di un decennio fa. Dentro a quei tre dischi si respira l’amore in tutti i suoi aspetti, la forma canzone esplorata in ogni sua sfumatura e i nei suoi innumerevoli sottogeneri: c’è l’opera di un grande autore che può ormai essere collocato in un gradino appena più basso di quello su cui sta il genio di Brian Wilson. Sono da menzionare chiaramente anche lavori del calibro di “Get Lost”, “Holiday” o “Distant Plastic Trees”, contenenti altrettante gemme Pop, condite con le sonorità  che più soddisfacevano il leader e i suoi fedeli comprimari.

Merritt ci aveva lasciati circa due anni fa con l’ottimo “Distortion”, disco che non può non esser visto come una dichiarazione d’amore verso il sound dei Jesus And Mary Chain, affiancate alle bellissime melodie che solo in pochi sanno estrarre dal proprio cilindro e da quei testi venati di malinconica ironia divenuti un vero e proprio marchio di fabbrica.
Con il nuovo “Realism” l’accento si pone su echi Folk ““ Pop, e si parte subito in quarta con “You Must Be Out Of Your Mind”, brano che pare uscito dalle già  citate ’69 canzoni d’amore’: apre il cuore nel miglior stile Magnetic Fields, con un ritornello tutto da canticchiare in coro insieme a Stephen e compagni, accompagnati dalle chitarre acustiche, gli archi e l’ukulele. Claudia Gonson, storica componente e manager del gruppo, presta, come ha sempre fatto anche in passato, la sua voce a “Interlude”, altro dolcissimo frammento dalle trame pianistiche, arrangiato con grazia e grande classe, seguito dallo scherzo country ““ folk di “We Are Having A Hootenanny”, divertente parodia della tradizione americana che è pure un omaggio eseguito con ammirazione e incredibile ironia. Nei brani successivi si avverte però un lieve calo di ispirazione, come se si fosse deciso di includere in “Realism” delle b ““ sides un po’ meno riuscite: niente di brutto, chiaramente, ma senza
dubbio sotto la consueta media dell’ensemble. Parliamo di episodi come “Everything Is Big One Christmas Three”, “Walk A Lonely Road”, “Always Already Gone”, che riportano alla mente troppe composizioni del passato dei Magnetic Fields, un po’ come se fossero degli auto ““ plagi. La luce si intravede di nuovo con la ballata “Better Things”, momento che sta sotto la voce ‘da lacrime’, e con “Painted Flower”, canzone cullante e rilassata con alla voce la già  citata Claudia Gonson. “The Dada Polka” è un altro dei tanti divertissement dei Nostri, che non si può non apprezzare, mentre la conclusiva “From A Sinking Boat” è l’ideale concentrazione dello spleen merrittiano, con gli archi splendidamente coniugati alla chitarra acustica, alla profonda voce di Stephen e a quella fanciullesca di Claudia.

Di solito, dai migliori ci si attende sempre il meglio, e questa volta a Stephen Merritt e ai suoi Magnetic Fields tocca deluderci almeno in parte: con qualche brano in meno e con un po’ più di “gestazione”, “Realism” sarebbe stato senz’altro un ottimo disco, mentre qua tocca accontentarsi di qualche meraviglia alternata a episodi di livello inferiore. Confidiamo sempre e comunque nella penna e negli strumenti del grande songwriter americano, che come tutti gli esseri umani può sbagliare. Ma qui, lo fa solo in parte.

Realism
[ Nonesuch – 2010 ]
Similar Artist: Beach Boys, Brian Wilson, Eels
Rating:
1. You Must Be Out of Your Mind
2. Interlude
3. We Are Having a Hootenanny
4. I Don’t Know What to Say
5. The Dolls’ Tea Party
6. Everything Is One Big Christmas Tree
7. Walk a Lonely Road
8. Always Already Gone
9. Seduced and Abandoned
10. Better Things
11. Painted Flower
12. The Dada Polka
13. From a Sinking Boat

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