There’s things I want.
Un’isola felice. Ecco cos’era l’Alcatraz di Milano ieri sera. Trenta gradi pronti ad accogliere chi veniva dal freddo polare (ok, forse alla lunga era il caso di abbassarlo un po’ il riscaldamento) e poi via partenza in quarta senza mai scalare, via, lisci come l’olio fino all’ultima nota di “Dakota”. Voglio più concerti come quello di ieri sera, voglio quella stessa atmosfera, voglio quella stessa partecipazione, voglio sentire tutti cantare il più forte possibile con una commozione tangibile.

There’s things I think I want.
Sì, perchè lo sappiamo tutti che dopo i primi due album gli episodi per cui strapparsi i capelli sono ben rari ed è fin troppo facile cercare le setlist dei concerti, leggerle e pensare che no, non va bene. Pensare che mancano troppe perle, pensare che iniziare con due canzoni del disco nuovo, lasciando “A Thousand Trees” solo come terza canzone sia una falsa partenza. è davvero troppo facile arrivare al giorno del concerto pensando di assistere a qualcosa di assolutamente ordinario, pensando ancora prima che si spengono le luci di volere qualcosa di più.

There’s things I’ve had.
E ogni volta, ogni santissima volta, gli Stereophonics ci riescono e ti fanno passare la serata migliore del mese. E non è solo per la voce di Kelly Jones che è l’elemento che fa la differenza, no, è perchè sono impeccabili, precisi e non si limitano a fare il loro dovere. Hanno un suono robusto, coeso e anche le canzoni che su disco fanno storcere un po’ il naso (o fanno premere il tasto skip), escono bene. Una scaletta molto più rock di quanto ci si potesse aspettare: questa volta non c’è stato spazio per Kelly Jones da solo, questa volta la chitarra acustica si è vista pochissimo. Questa volta erano sempre tutti e quattro insieme a eseguire perfettamente ogni singolo pezzo. Questa volta hanno dato molto spazio al disco nuovo, senza però dimenticarsi di mettere per due volte la palla nel sette con due bombe a sorpresa: “Pick A Part That’s New” e “Same Size Feet”. Il pubblico ha cantato, ha saltato, ha sventolato l’immancabile bandiera gallese, ha risposto benissimo agli incitamenti di Kelly (mai visto incitare il pubblico così), ha lanciato un paio di birre proprio come se fossimo a un concerto nel Regno Unito e ha spinto un po’ troppo costringendo a fermare l’esecuzione di “Dakota” per una transenna che stava cedendo. Abbiamo avuto tutto quello che potevamo chiedere dall’ultima data del tour europeo dei Phonics.

There’s things I wanna have.
Certo, abbiamo beccato la serata in cui “Traffic” è stata tolta dalla scaletta e a “Could You Be The One” avremmo preferito “It Means Nothing”. Ma ci si può lamentare dopo un concerto così? Ci si può lamentare per una setlist che letta può lasciare perplessi, ma ascoltata risulta essere la migliore che potevano proporre? E “Same Size Feet”? No, dico “Same Size Feet”. E la voce di Kelly Jones? Io voglio svegliarmi ogni giorno con Kelly Jones che mi canta qualcosa. Ecco l’unica cosa in più che vorrei.

Setlist
LIVE “‘N LOVE
I GOT YOUR NUMBER
A THOUSAND TREES
UPPERCUT
STUCK IN A RUT
SUPERMAN
BROTHER
INNOCENT
MAYBE TOMORROW
PICK A PART THAT’S NEW
HELP ME (SHE’S OUT OF HER MIND)
JUST LOOKING
TROUBLE
SAME SIZE FEET
BEERBOTTLE
COULD YOU BE THE ONE?
MORE LIFE IN A TRAMP’S VEST
LOCAL BOY IN THE PHOTOGRAPH

-encore-

SHE’S ALRIGHT
THE BARTENDER AND THE THIEF
HAVE A NICE DAY
DAKOTA

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