Vorrei poter scrivere una recensione interattiva che porti i lettori a una pagina ben precisa a seconda di come la pensano. Un po’ come quelle storie di Topolino in cui, a un certo punto, c’era un bivio ed era il lettore a decidere come sarebbe andata a finire saltando da una pagina all’altra. Perchè il disco dei Northern Portrait sarebbe assolutamente perfetto per questo esperimento.

Chi sono i Northern Portrait? Non lo so, so solo che sono danesi e che il loro disco “Criminal Art Lovers” suona come un disco degli Smiths. Ma non nel senso che c’è una leggera somiglianza. Nel senso che sono proprio uguali agli Smiths: voce, chitarre, testi. Tutto. Sono gli Smiths in tutto e per tutto. Ed è qui che ci vorrebbe un bivio, è qui che il lettore dovrebbe avere la possibilità  di scegliere come far finire questa recensione, se con una celebrazione o con una crocifissione in sala mensa. Sì, perchè le possibili reazioni a questo disco sono due: o si ama e si ascolta con commozione, o ci si alza indignati per il fatto che nessuno abbia ancora denunciato la band. Non riesco a immaginare vie di mezzo.

Seriamente, riescono a riprodurre quei suoni, a inventarsi quelle melodie e riescono perfino a scegliere quei titoli e quelle copertine. Da una parte gli si vorrebbe stringere la mano e complimentarsi perchè riuscire a scrivere certe canzoni, a suonarle e arrangiarle così bene, senza dimenticarsi il minimo dettaglio non dev’essere per niente facile e denota un’enorme bravura e competenza; mentre dall’altra parte ci si chiede semplicemente se non avessero fatto prima a mettere su una tribute band. Obiettivamente (da leggersi: senza considerare la somiglianza) questo disco è ottimo. Dieci canzoni che non hanno niente di sbagliato, dieci belle canzoni su dieci. En plein. Eppure è proprio l’essere musicalmente dei sosia degli Smiths che ha messo i Northern Portrait sotto i riflettori e, non essendo questo un mondo ideale, è una caratteristica da cui proprio non si può prescindere quando si ascolta “Criminal Art Lovers”. Può essere un pregio o un difetto a seconda dei punti di vista, perchè il termine di paragone di questo disco è un peso massimo. Ed è qui che entrano in gioco le reazioni di chi ha nel cuore un posto speciale per gli Smiths: si può consumare questo album con le lacrime agli occhi dall’emozione e uno sguardo nostalgico o si può far finta di non averlo mai sentito resistendo, a fatica, all’istinto di andarli a cercare, chiedergli spiegazioni e dargli un calcio in culo prima che abbiano avuto il tempo di rispondere.

Quindi, a questo punto, fate voi. Io metto tre stelline, un sei politico, voi aggiungetene o toglietene qualcuna a seconda della reazione che avete avuto.