Ammetto la mia ignoranza. Nonostante conosca e ami i Depeche Mode sin dalla prima adolescenza, non mi sono mai interessato molto delle vicende e dei gossip riguardanti i suoi componenti. Se lo avessi fatto, sarei probabilmente venuto a sapere che nel lontano 1982, alla dipartita del fondatore Vince Clarke, un certo Alan Wilder venne ingaggiato come tastierista per il tour di A “Broken Frame”, per diventare poi membro stabile fino al 1995. Le incomprensioni ed i contrasti interni, nonchè i noti problemi di droga e depressione che riguardarono Dave Gahan (e non solo), portarono Wilder alla sofferta decisione di abbandonare la band. Tutto ciò, non prima di aver dato il proprio fondamentale contributo a capolavori come “Black Celebration”, “Violator” ed altri importanti album. I venticinque anni successivi a questi eventi videro la nascita del progetto solista Recoil, presentato adesso per la prima volta dal vivo, in questo “Selected Events ““ A Strange Hour”.

Con un set composto da ben tre laptop e un sintetizzatore Korg, e con la presenza del fidato collaboratore Paul Kendall, Mr. Wilder fa il suo ingresso alle nove in punto, dando il via ad un’esibizione tesa e priva di pause, volta a ripercorrere i più meritevoli frutti di una lunga carriera.
Accompagnati da bellissime e spesso inquietanti visual (vedi ‘Faith Healer’), i due musicisti sfigurano e reinventano brani come “Want”, “Luscious Apparatus” e “Shunt”, accarezzando talvolta brevi stasi sonore di magnifica purezza noise, o lasciandosi andare a impetuosi ritmi techno.
è un pubblico adorante quello che ad ogni impennata di bpm o di volume, saluta con un grido o con un applauso la classe ed il senso del climax di chi ha scritto pagine importanti della musica elettronica.
Il live-set continua ad inerpicarsi sadico e metodicamente inarrestabile per tutta l’intera ‘strana ora’, e nel tripudio di beat distorti e di raffinati rumori ambientali, spuntano di tanto in tanto campioni tratti da brani dei Depeche Mode – ma il pubblico è ormai talmente ammaliato che applaudirebbe il duo pure davanti ad un remix dei Tokio Hotel.

Sono appena passate le 22, quando quello che in ogni sua sfumatura si è rivelato un concerto compatto e granitico, giunge purtroppo verso la sua fine; una fine che sarebbe invece potuta essere il nuovo punto di partenza per interessanti ed imprevedibili sviluppi.
Alan si avvicina al pubblico, stringe mani, chiede e ottiene un’ovazione per Kendall, rimasto ancora dietro le macchine, mentre sullo schermo scorrono i titoli di coda. E del resto, l’evento cui abbiamo appena assistito, ci ha proiettati in un mondo non dissimile a quello che avremmo vissuto in un film di David Lynch.

Foto Thanx to Liza Mazzocchi.

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