Il secondo album solista di Jakob Dylan segue di un paio d’anni la pubblicazione di quel “Seeing Things” che seppur così minimalista (per non dire ‘leggermente monocorde’) tanto mi aveva emozionato in un periodo in cui una chitarra acustica e una voce interessante e sofferente era quello di cui avevano bisogno le mie orecchie. Su quel disco c’erano, su tutte, due gemme intitolate “Will It Grow” e “Up On The Mountain” che avevano colpito positivamente anche quel pacifico faccino di Elvis Costello (stupenda la versione dei due di quest’ultima, reperibile anche su Youtube).

“Women + Country” è sicuramente più vario di “Seeing Things”, porta con se più “colori” e si passa dal blues alle sonorità  tipicamente country, a colpi di banjo, armonica, pedal steel e slide guitar. Jakob Dylan ha ormai quarant’anni, ma ha pensato bene di chiamare per questo episodio musicale chi di anni ne ha meno di lui ma ha già  un nome ben scolpito nel panorama musicale. Neko Case e Kelly Hogan a ‘riempire’ un sound già  interessante con i loro backing vocals. La cosa è un’aggiunta piacevole e su tracce come “We Don’t Live Here Anymore” o “Everybody’s Hurting” la scelta si rivela azzeccata.

L’album non è sicuramente una pietra preziosa da custodire gelosamente e per chi negli anni ha ascoltato tonnellate di dischi americana, country e folk questa produzione non sarà  niente di particolarmente sorprendente. è anche vero che Dylan, pur essendo figlio di una delle figure (non solo musicali) più importanti della storia recente, non chiede niente a nessuno. Non pretende di scrivere la nuova “Like a Rolling Stone” e non si è mai vantato di avere un certo Robert Zimmerman come padre. Testa bassa, umiltà  e canzoni oneste che non suoneranno originali ma sicuramente sentite e ben prodotte (da T-Bone Burnett). In barba a tutto quello di brutto che si legge in giro riguardo questo disco, per noi è buona anche la seconda prova.