Li avevamo lasciati imprecanti e bestemmiatori, a solcare i palchi di mezzo il mondo, a far sudare e ballare migliaia e migliaia di persone. E loro, i Gogol Bordello, lì insieme ai presenti, pronti a lanciarsi in caciare deliranti al ritmo di suoni provenienti dalle più svariate correnti musicali.

Eugene Hà¼tz, cantante ““ chitarrista e leader della band, occasionalmente oramai anche attore e personaggio assai noto, insultava e smadonnava in italiano in “Santa Marinella”, per ricordare il suo soggiorno nel Bel Paese, mentre egli stava attendendo la cittadinanza americana. Insomma, tanto per metterci un po’ in buona luce. E qui bisogna risalire a due dischi fa or sono, ossia quando il collettivo multietnico si fece produrre da Steve Albini con discreti risultati. Per il nuovo “Trans-Continental Hustle” la band ha optato per un altro gigante, il mago dello studio di registrazione, il salvatore di artisti ridotti in stato semi ““ rovinoso: Rick Rubin. I Bordello non sono certo tra quelli caduti nell’oblio, ovviamente, ma di sicuro la produzione del buon Rick li ha aiutati: il loro sound si è scarnificato, reso più pulito ma non snaturato. Il caos regnante nella musica del gruppo è stato reso più razionale, ogni strumento è perfettamente distinguibile, ogni minuziosa influenza percettibile.

L’ensemble, che ormai conta quasi una decina di componenti, sembra a suo agio in questa veste, e anche dal punto di vista compositivo sono ben disposti. Si alternano reminescenze Pogues ad intervalli latineggianti, mischiati addirittura col sirtaki greco e con le ritmiche che rimandano alla terra d’Ucraina, luogo d’origine di Hà¼tz. La cosa bella è che ben sette nazionalità  diverse si riscontrano tra gli strumentisti, in modo da render ancora più contaminato un disco sempre all’insegna della poca sedentarietà , del continuo movimento e del perenne incontro tra dissimili culture.
I clichè della band rimangono sempre i medesimi: la loro attitudine non riesce a sfociare in sterile retorica perchè qui si parla di vita vissuta e non di nozioni e fatti appresi dai libri o da internet. Quando Hà¼tz canta, recita o urla le sue parole, si sa che dietro ci sono cicatrici e ferite, lacrime e risate scaturite dall’aver finalmente trovato un tetto o un pezzo di pane.

Nonostante la grande anima e il sano divertimento che offre un album di questo tipo, c’è pure da sottolineare, tra le caratteristiche dei Gogol Bordello, quella del lasciarsi troppo prendere la mano in studio, incappando in qualche riempitivo e in un po’ di lungaggini evitabili che incrementano il minutaggio del disco. Cose comunque perdonabilissime.
E ora, tutti a far casino.