Sembra un ragazzino Devendra Banhart, un pischelletto fuori dall’università . Si fatica a credere che, sbarbato e coi capelli corti, sia lo stesso uomo con l’appeal da guru che seguiamo da anni. L’uomo della comune californiana dal sapore un pò hippie ci dà  un taglio (almeno stasera) col Tropicalia, sveste i panni del santone e ci stupisce ad ogni passo.

E’ discreta la sua entrata in scena, ci si avvicina con cautela al palco pensando che forse lo abbiano sostiuito con una controfigura. Ma è proprio lui: Devendra e la sua chitarra. La prima parte del concerto scorre lieve e sognante, intensa e quasi intima. Un uomo, una chitarra e nuvole che minacciano pioggia sul laghetto di Villa Ada. E’ un crescendo che diventa un momento di perfezione sulla ripetizione cantilenante di un please destroy me, please destroy me di “First Song for B”.

E poi arrivano Noah Georgenson, Rodrigo Amarante, Luckey Remington e Greg Rogove. E’ un’alchimia che coinvolge il pubblico, quella di un gruppo che offre non solo una performace assolutamente impeccabile ma ci regala momenti di gioia assoluta. Un’osmosi musicale piena. Perchè quando i musicisti si divertono suonando, chi li ascolta si diverte con loro. Devendra Banhart è un chitarrista inaspettatamente esaltante, un artista poliedrico e autoironico disposto a scherzare con cover 80’s (“Tell It To Your Heart”) improvvisando balletti. Greg Rogove è un batterista eccezionale e ci regala una delle sue canzoni (“Diamond”) mentre Devendra si mette da parte e accompagna col piglio di un rocker vissuto. Capiamo che l’immagine folk-esotica di Banhart è solo una delle tante facce dello stralunato genio d’oltroceano che regge il palco come miti d’altri tempi.

Non ci stanno rivendendo la promozione di “What Will We Be” e dunque non mancano le gioie regalate da brani storici come “Carmensita” ma il regalo migliore che ha avuto la platea di Villa Ada è stato senza dubbio lo stupore di un Devendra che lambisce quasi il Glam Rock. Cita sghembo San Francisco e i Roxy Music (“16th & Valencia Roxy Music”) e si lascia andare a pose jaggeriane e a sound zeppeliniano. Poi, pochi minuti prima che ci colga l’acquazzone, rientra sul palco per un encore breve ma intenso. E’ “Feel Just Like A Child” e Devendra Banhart si mostra a torso nudo, proprio come nel video , ma stavolta ci sembra un pò il figlior prodigo degli Stooges, accattivante e carismatico come una versione reprise di Iggy Pop.
Ci aspettavamo un hippie ed è stato Rock allo stato brado. Di pischello Banhart aveva solo la faccia sbarbata. Ma bando alle etichette, non gliele vogliamo più appiccicare, non dopo stanotte. Camaleontico.

Entusiasmante.Trascinatore. Devendra, non si lascia “classificare” col fare pedante della critica musicale.
Lo avevamo lasciato negli scatti fotografici di Lauren Dukoff in buona compagnia di Vashti Bunyan, Bat For Lashes, Joanna Newsom o sprofondato su divani di velluto rosso con in testa un colbacco e ce lo ritroviamo musicista colto, completo e generoso sul palco dell’estate romana.
A tutti piacciono le sorprese, meglio ancora se suonano come Banhart.

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