Li avevamo lasciati un anno fa. Lei, fiacca a seguito di un lunghissimo tour internazionale e alla realizzazione di quel “Volta” che non aveva convinto tutti; loro, reduci dal trionfo di “Bitte Orca”, senza dubbio uno dei dischi del 2009, dove la sperimentazione dell’ensemble newyorchese era riuscita a conquistare un mercato più ampio grazie a sonorità  più commerciabili.
Li avevamo lasciati insieme un anno fa, una sera di maggio in una libreria di Brooklyn, dove Björk ‘paladina della giustizia’ Gudmundsdottir aveva organizzato un miniconcerto con i Dirty a favore della ricerca per l’AIDS. Per l’occasione furono appositamente scritti degli inediti, che eseguiti dal vivo vennero apprezzati anche da quel Pitchfork che non poco aveva accusato le ultime performance della diva islandese, effettivamente logorata dal punto di vista vocale dai due anni appena trascorsi in tour.

Passato un anno le tracce della serata, registrate in studio e rimaneggiate soprattutto dal punto di vista strumentale, tornano in un EP realizzato solo digitalmente a favore della creazione di oasi marine per la salvaguardia delle balene. In 7 tracce (di cui solo 3 pregiate della voce di Björk) ritorna l’atmosfera acustica e corale dell’evento benefico; l’islandese, che fuori da ogni aspettativa riacquista una discreta tonalità  vocale, fa da prima voce accompagnata più che da una sobria selezione strumentale dai coretti in stile barbershop di Amber Coffman, Angel Deradoorian e Haley Deke, voci femminili della band di Brooklyn. Molto poco rimane dello stile musicale a cui ci ha abituati Björk; l’unico riferimento che può venire in mente è quel “Medulla” che nel 2004 vide il canto dell’eclettica interprete isolarsi (quasi) totalmente dalla base strumentale, in un’atmosfera mistica e oscura, come in una messa pagana.

Diametralmente opposto è il clima di “Mount Wittenberg Orca”: a cantare è la natura, tranquilla e paciosa. Le onde di “Ocean”, intro che immerge totalmente l’ascoltatore nelle sonorità  a venire, trasportano sulle rive serene di “On and Ever Onward”; un basso accompagna i guizzi vocali delle 3 vocalist a favore di una rassicurante Björk e delle sue liriche (Our home is all around us / our love is all around us, riprova che la bestia incazzata di “Volta” sia andata in letargo). La più rapida “When The World Comes To An End” vede alla voce Dave Longstreth, in un brano che non avrebbe sfigurato in “Bitte Orca”, così come la successiva “Beautiful Mother”, incessante coretto scandito da battiti di mano. “Sharing Orb”, ulteriore conferma del rinsavimento vocale di Björk, scorre lentamente passando per “No Embrace” (Longstreth alla voce, un piacevole climax che esplode nel finale) sino al termine del lavoro, “All We Are”. La traccia a cui è affidato l’arduo compito di convincere definitivamente l’ascoltatore della validità  del lavoro riesce nell’impresa: una lenta risalita dall’oceano più profondo alle onde in tempesta, le voci dei due vocalist si intrecciano per culminare nel tipico gibberish Björkiano e distendersi sul finire. Il riferimento a “Medulla” è forte (una versione meno severa di “Submarine”).

La neanche troppo improbabile collaborazione, oltre all’ottima motivazione benefica, risulta produttiva anche dal punto di vista artistico. Speriamo che sia di buona ispirazione per Björk a favore di un nuovo lavoro all’altezza delle aspettative.

Mount Wittenberg Orca (EP)
[ autoprodotto – 2010 ]
Similar Artist: Dirty Projectors, Björk, Grizzly Bear
Rating:
1. Ocean
2. On and Ever Onward
3. When the World Comes to an End
4. Beautiful Mother
5. Sharing Orb
6. No Embrace
7. All We Are