I Red Sparows si sono guadagnati un posto di riguardo nella galassia post-rock grazie al debutto “At The Soundless Dawn”, album che mescolava con sapienza atmosfere ambient e rigurgiti post-metal. A distanza di qualche anno si sono confermati con l’epico “Every Red Heart Shines…”, disco che trae ispirazione dall’uccisione dei passeri nella Cina Maoista e conseguente carestia per l’invasione delle locuste (prede naturali dei passeri). Ora ritornano a calcare il palcoscenico internazionale con la terza opera sulla lunga distanza, un lavoro che non dispiace ma che di fatto è almeno un gradino al di sotto delle fatiche precedenti.

Per una formazione che si è distinta in passato per una forte propensione letteraria salta subito agli occhi la decisione (discutibile peraltro) di abolire quei titoli chilometrici che caratterizzavano nel bene e nel male i loro lavori. Un altro fattore che inficia non poco il risultato finale è la partenza di Josh Graham (già  attivo con gli A Storm Of Light e Battle Of Mice), la cui chitarra aveva contribuito in maniera evidente all’architettura sonora delle opere precedenti. Ora invece tutti quei dettagli e fraseggi che ornavano con eleganza i brani sono stati accantonati per far posto ad una visione musicale più fluida e meno frastagliata ma che al tempo stesso si conforma allo standard post-rock attuale. Certo l’arsenale strumentale a disposizione è ancora di tutto rispetto, ma la sensazione di ascoltare un’opera incompiuta è piuttosto forte: transizioni sonore illuminano traiettorie che altrimenti faticano a trovare sbocchi degni di nota. Tutto ciò è evidente in una delle tracce migliori, “Giving Birth to Imagined Saviors”: il dialogo iniziale tra basso e chitarra acquisisce ulteriore peso specifico grazie a riverbero e lievi echi distorsivi ma perde energia potenziale con il passare dei minuti, abbandonandosi alla deriva nel finale. La conclusiva “As Each End Looms and Subsides” invece non resiste alla tentazione di esplodere alla distanza, donando un alone quasi apocalittico agli oltre sette minuti di durata.

Il quintetto di Los Angeles ha cesellato un’opera solida nelle sue parti constituenti ma che non riesce ad infiammare l’animo dell’ascoltatore. Insomma tanta qualità  da cui attingere ma poco cuore per rendere ottimo un album che non riesce ad elevarsi oltre la mera sufficienza.

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The Fear is Excruciating, But Therein Lies the Answer
[ Sargent House – 2010 ]
Similar Artist: Pelican, GY!BE, Isis
Rating:
1. Truths Arise
2. In Illusions of Order
3. A Hail of Bombs
4. Giving Birth to Imagined Saviors
5. A Swarm
6. In Every Mind
7. A Mutiny
8. As Each End Looms and Subsides