USA, Virginia 1976. I coniugi Lewis si trovano in difficoltà  economiche ma hanno la possibilità  di ovviare ai loro problemi grazie ad una strana scatola consegnata il giorno prima da uno sconosciuto con il volto sfigurato.il signor Edwards. Lo strano individuo offre alla coppia un milione di dollari nel caso in cui nel giro di ventiquattro ore decidessero di premere il pulsante posto sulla scatola, conseguentemente però una persona a loro sconosciuta, nel mondo, morirà . In caso contrario, avrebbero solamente 100 dollari come rimborso per il disturbo recato, e la scatola verrebbe riprogrammata e proposta altrove.

Il talentuoso Richard Kelly, autore del film cult degli anni zero “Donnie Darko”, dopo l’ambizioso e deludente “Southland Tales”, flop al botteghino ed uscito solo in dvd da noi, ci riprova adattando per il grande schermo un racconto breve del geniale autore e sceneggiatore Richard Mateson autore di quel “Io Sono Leggenda” trasposto al cinema qualche anno fa con protagonista Will Smith. Lo stesso script dell’autore è stato proposto negli anni 80 per il piccolo schermo nella famosa serie “Ai Confini Della Realtà “.
Kelly cerca di far sue le atmsofere paranoiche e claustrofobiche tipiche di Matheson – acuto e cinico indagatore dei limiti della morale e avidità  umana- ma con scarsi risultati.
L’impianto narrativo regge solo nella prima parte della pellicola, per poi perdere completamente il controllo successivamente per concludere in un pasticcio incomprensibile e patetico collocandosi a metà  tra cinema di genere e film d’autore.

La qualità  delle inquadrature è indiscutibile, ottime le scenografie e l’inquietante colonna sonora, ma a mancare qui non è certo l’impalcatura tecnica ma l’omogeneità  narrativa, che
noncurante della consequenzialità  e logicità  della storia, snatura e stravolge completamente l’intento dell’opera originale di Matheson, sfociando in grottesche scimmiottature alla Lynch, brancolando e barcollando in un accumulo di situazioni e stereotipi da fantascienza retrò, infarcendoli con discorsi filosofici sul libero arbitrio ed etica, tirando in causa persino Arthur C. Clarke e Jean Paul Sartre.
Non aiutano e convincono oltremodo le interpretazioni degli impalpabili Cameron Diaz e James Mardsen, e tocca al solito Frank Langella reggere la baracca recitativa.
Il plot narrativo viene risucchiato nella spirale della confusione e della noia, sprecando quanto di buono l’incipit aveva creato, con un occhio rivolto a certi film horror di culto anni 70. D’altronde la materia trattata si è rivelata nuovamente troppo ambiziosa e ricca di elementi sfuggendo completamente al controllo del giovane regista americano che cerca di impreziosire con un lezioso egocentrismo autoriale che alla lunga stanca ed irrita.
Ulteriore banco di prova mancato per uno dei più promettenti enfant prodige del nuovo cinema americano.

Regia di Richard Kelly
Produzione: USA 2009 Lucky Red
Sceneggiatura: Richard Kelly
Fotografia: Steven Poster
Scenografie: Alexander Hammond
Musiche: Owen Pallett
Genere: Thriller
Con: Cameron Diaz, James Mardsen, Frak Langella
Durata: 115′