Darwin Deez è il prototipo perfetto di folletto metropolitano del XXI secolo in vena di scorribande: dinoccolato, giocherellone e con una faccia da schiaffi che non può non farti sorridere.
Armato di una Stratocaster a 4 corde e di un laptop incandescente, spinto da una presunta e radioattiva gioia perpetua, dotato di un’insana, positiva, capacità  di scrivere e cantare canzoncine che risolvono al prossimo il “maledetto quotidiano” (inteso come insofferenza alla normale convivenza con il prossimo), il baffuto newyorchese tratteggia un album di debutto che si rivela quantomeno interessante.

Una collection di 10 canzoni frutto di un caleidoscopio multidimensionale di inputs e sensazioni: ci senti gli Strokes alla 30esima canna, l’odore di chiuso della cameretta, col letto sfatto e briciole di pane ovunque, la tradizione cantautorale a stelle e strisce tutta (come se la paginetta di Wikipedia l’avesse compilata William Gibson però), l’attitudine offensiva di chi ha da poco girato la boa dei 20 anni, la fascinazione per la mistica orientale, pure una consapevolezza cinica della spendibilità  nel mercato dell’usa e getta musicale. Vale a dire, riassumendo, il desiderio inconscio di acchiappare quei 15 minuti di ossigeno che possono valere una vita, ma senza scendere a particolari patti col Diavolo.

Se non fosse che il Darwin, conosciuto grazie al martellamento incessante di Mtv e di qualche strafichissimo blog anglosassone, sembra il clone anoressico e puntuto di John Oates, saremmo portati a perdonargli qualsiasi cosa”…..persino la fascetta à  la Hendrix e una qualche sbavatura qua e là  nella stesura della tracklist.
Per il resto il disco fila via che è un piacere, tra inghippi tardoadolescenziali e sonorità  sghembe che ti menano per il naso, ma senza millantare quello che non sono”…..discreti acquarelli lo-fi di un’esistenza normale, con il ghigno fiero, però, ben stampato in faccia.

A parte i 2 bellissimi singoli estratti “Constellations” e “Radar Detector”, vale la pena segnalare anche “Up In The Clouds” che ti si pianta nel cervello con i suoi vortici malinconici e l’handclapping da spiaggia (unico trademark dell’intero lavoro a quanto sembra), “Deep Sea Divers” sorta di reminescenza particellata su cui non riesci a fare mente locale, “The City” dissonante ed intimista come un fiocco di neve all’inferno ed infine l’Avant Pop trasognato di “Dna”.
In apparente movimento nella zona di confine dove i pixels sgranano senza un perchè, “Darwin Deez”, in realtà , sbilancia il gioco a favore del lato luminoso e spensierato dell’esistenza, conscio del retrogusto dolceamaro che ogni singola azione comporta.

Un’altra bella sorpresa dalla Grande Mela, distante dai ben noti poserismi e messaggera di speranza in un futuro che di innocente ha poco o nulla.
Clap your hands for D. D.!
Clap!
Clap!
Clap!

Darwin Deez
[ Lucky Number – 2010 ]
Similar Artist: Albert Hammond Jr, Replacements, Adam Green, Beck
Rating:
1. Constellations
2. Deep Sea Divers
3. The City
4. DNA
5. The Suicide Song
6. Up In The Clouds
7. Bed Space
8. The Bomb Song
9. Radar Detector
10. Bad Day