Parafrasando il dottor Cox, potrei sciorinare un elenco di cose che trovo interessanti tanto quanto questo album. Per rendere l’idea, questo elenco comprenderebbe il palmares di Raffaele Ametrano e i futuri impegni promozionali di Emma Marrone.

è chiaro che Brandon Flowers farebbe qualsiasi cosa pur di non stare con la propria famiglia (o di lasciarci in pace, dipende dai punti di vista) e questo disco ne è la dimostrazione. Canzoni che erano state scritte per la band, ma che ha registrato da solo perchè i suoi tre compagni hanno preferito un periodo di pausa. Canzoni che vanno a formare il disco meno spontaneo dell’anno, un disco che sprizza voglia di compiacere tutti da ogni dove lasciando un senso di vuotezza inenarrabile.

Il tentativo di dare un senso di epicità  salta all’orecchio già  dalle prime note di “Welcome To Fabulous Las Vegas”, pezzo patinato che manderà  in visibilio migliaia di ragazzine che penderanno dalle labbra di quest’uomo mentre canta con grande convinzione cercando di far passare quel didn’t nobody tell you the house will always win per la massima espressione di poesia del ventunesimo secolo. Dopo questi quattro minuti e cinquanta secondi (e dopo il mediocre singolo “Crossfire”) si è già  capito tutto e a metà  del secondo brano risulta difficile sopportare quella voce che raggiunge altezze che dal vivo non vedrà  nemmeno con il binocolo. Tutto il resto oscilla tra il tedioso (“Playing With Fire” e “On The Floor”), il fastidioso (“Swallow It” e “Only The Young”) e l’impressione che sia tutto uno scherzo (“Was It Something I Said?” e “Magdalena”). Tra tutti quei sintetizzatori e quelle poche chitarre, ci sono due episodi quasi avvincenti: “Hard Enough” (che vede la collaborazione di Jenny Lewis dei Rilo Kiley) e “Jilted Lovers And Broken Hearts”, due potenziali singoli che potrebbero monopolizzare il palinsesto delle radio. Due episodi quasi avvincenti, dicevo, che però ti lasciano con quel retrogusto di presa per il culo enorme e con quella perplessità  che suscitano tutti i nuovi singoli di Bon Jovi.

Fondamentalmente Brandon Flowers sa semplicemente vendersi bene e, grazie all’aiuto di produttori che sanno cosa valorizzare per far sembrare importante una baggianata, avrà  successo con un prodotto che vuole riassumere U2 e Bruce Springsteen senza rinunciare ad alcun clichè anni ottanta, tanto che alla fine della decima traccia vorresti guardarlo negli occhi e citare ancora una volta il dottor Cox, dicendogli: congratulazioni! La tua perseveranza nel raccontare cose di nessunissimo interesse per nessuno al mondo è ancora intatta.

Flamingo
[ Island – 2010 ]
Similar Artist: The Killers, U2, Bon Jovi
Rating:
1. Welcome To Fabulous Las Vegas
2. Only The Young
3. Hard Enough
4. Jilted Lovers & Broken Hearts
5. Playing With Fire
6. Was It Something I Said?
7. Magdalena
8. Crossfire
9. On The Floor
10. Swallow It