Ascoltando “Expo 86”, il nuovo disco dei Wolf Parade uscito la scorsa estate, si ha subito l’impressione che la vita del gruppo sia arrivata ad un punto significativo, un intermedio di cui è bene annotare la performance sul taccuino.

Alfieri dell’Indie Rock targato Sub Pop, assieme a Band Of Horses e Shins, i Wolf Parade vedono la luce nel 2003, il loro primo EP segue a ruota nel 2004.
Nascono quando a Spencer Krug (dei Frog Eyes ) viene data la possibilità  di aprire i concerti degli Arcade Fire, improvvisamente diventati un nome caldo della scena di Montreal. Era quasi impossibile mettere insieme una line up decente, ma Spencer in sole tre settimane riuscì a formare una mini band, era appunto il 2003.
Di lì a pubblicare il primo incredibile disco “Apologies To The Queen Mary”, il passo fu breve.

“Expo 86” sostituisce alle chitarre segmentate degli esordi, trame più delineate e discorsi chitarrisitci elaborati. Il nuovo disco mette in evidenza una band meno frenetica, al furore giovanile subentra una melodica più compiuta, che insegue e spesso ottiene coerenza. Non sarà  certo contento chi cercava gli scatti sgraziati e compulsivi dell’esordio, anzi i puristi parleranno di una manierata maturità .
Alle mai negate influenze di mostri sacri quali Pixies e Pavement, e alla vicinanza (non solo anagrafica) con band contemporanee quali Modest Mouse (“What Did My Lover Says”) e Arcade Fire (“Pobody’s Nerfect”), i nostri aggiungono la polverina dei magici ’80, in un’amalgama sapiente e mai fine a se stessa (un mix che qualche anno fa era riuscito così bene anche agli “Art Brut”).
Dunque ancora New Wave, tasierine vintage (“Ghost Pressure”, “Oh You”, “Old Thing”) e chitarre spleen.

“Expo 86” è più potente e meno dispersivo del precedente, forse addirittura superiore a “Apologies To The Queen Mary”, ma questo lo dirà  meglio il tempo. Di sicuro il miglior College Indie Rock sponda New Wave dell’anno.
Eccoli lì, diventati finalmente una band e non più ‘solo’ un progettino rimediato in 3 settimane: istituzione.

Credit Foto: Astrid Lyre