Segnalazione veloce veloce, da tenere a mente per i momenti in cui avete bisogno di qualcosa di leggero, facile, che possa riempire con classe pop, acustica, venata di folk, l’aria della stanza o l’abitacolo della vostra automobile. Dylan Leblanc ha la faccia pulita di chi mette una sana dose di onestà  nella propria musica. Questo ragazzo della Louisiana con la facciona da Gianburrasca ha alle spalle quella Rough Trade che è, a parere di chi scrive, da parecchi anni ormai un ottimo se non perfetto compromesso tra qualità  artistica e mode del momento.

Qualcuno parla di Fleet Foxes, ascoltando questo disco e qualcun’ altro (a cui mi sento di dare più ragione) fa il nome di Conor Oberst a cui Leblanc “ruba” per altro anche il fedele collaboratore Emmylou Harris. Tutto qui fa molto Neil Young e Gram Parsons e tutto risulta pulito, mai maledetto o estremamente cupo (motivo per cui quelli come me storcono il naso e altri invece tirano un sospiro di sollievo). “If Time Was For Wasting”, il singolo scelto per il lancio del disco, suona benissimo anche in radio e rimanda a qualcosa di tranquillo targato Ryan Adams e sono sicuro che parecchi troveranno qui dentro anche tracce dei due Dylan padre e figlio (e con lui, seppur nome e non cognome, fanno tre) o di Ray Lamontagne.

Ci sono pagine e pagine di recensioni anche piuttosto lunghe su questo disco e io non credo assolutamente che si possa dire di più di un giovane di belle speranze, con una buona voce e un bel talento nel comporre brani che virano verso il country e il folk. Slide guitars, campi coltivati che scorrono lenti dal finestrino dell’automobile e il retrogusto di un Jeff Buckley filtrato e arrotondato sugli spigoli, prestato a un’acustica folk. Il disco è bello ed è “facile” da capire. Tutto già  sentito eppure rivisitato e (ri)vissuto con cura e con la voglia e il sorriso di chi è giovane e sente di avere tante cose strette in una mano.

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