Si respira vento scandinavo stasera all’Auditorium. Il danese Anders Trentemøller, musicista, produttore, raro esemplare tra i pionieri della minimal ancora capace a distanza di anni dal proprio debutto di stupire con scelte azzeccate e innovative, si ripresenta a Roma per il tour di lancio della sua ultima fatica, il secondo lavoro su lunga distanza da quel “The Last Resort” che nel 2006 confermò il talento del prodigio danese su scala internazionale. “Into The Great Wide Yonder”, realizzato a maggio, segna una sostanziale virata verso i più commerciabili lidi indietronici, contaminati da una venatura soul e dall’immancabile componente minimal a cui Trentemøller ci ha abituati. Ovvio dunque che il live si adegui a queste prerogative, a cominciare sin dal progetto a cui è affidata l’apertura, Chimes & Bells, sorta di Wildbirds & Peacedrums in salsa noir.

Terminata l’esibizione, il montaggio dell’attrezzatura di scena lascia presagire verso quali orizzonti virerà  lo spettacolo: grandi tende vengono issate davanti agli spettatori, a costruire una barriera tra il pubblico e gli artisti che finalmente, numerosi, si presentano sul palco. La grande varietà  strumentale (in particolar modo dal punto di vista delle percussioni) e vocale (ben due le vocalist presenti, nonchè musiciste occasionali, dai toni caldi e intensi; azzarderei un paragone con Beth Gibbons) fanno dello show qualcosa di raro, soprattutto in un campo in cui si è soliti veder sbrigare il tutto da un paio di PC.

Al resto dello spettacolo pensa il dj danese, fuoriclasse dell’improvvisazione. Se la prima traccia della nuova opera discografica nonchè intro del concerto “The Mash And The Fury” prende una piega progressive, trascinandosi in territori post rock, il primo singolo estratto “Sycamore Feeling” parte da un’improbabile base minimal, estranea all’accompagnamento originale del brano, per raggiungere inaspettate vette techno, sapientemente trascinate dalla voce di una delle due vocalist; altro singolo, altra voce: la seconda cantante, travestita da mirrorball, raggiunge il produttore nell’interpretazione di “… Even Though You’re With Another Girl”, secondo singolo estratto dal nuovo lavoro, questa volta in un’esecuzione più vicina a quella in studio. Si susseguono quindi la maggioranza dei nuovi brani su cui spiccano la bella e infinita “Past The Beginning Of The End”, la melensa “Tide” e la Tarantiniana “Silver Surver Ghost Rider Go!!!” (“Misirlou” ha creato una generazione di mostri), alternate a pochi brani tratti da “The Last Resort”, come la sincopata “Vamp”, offerta in una nuova versione estesa, e la conclusiva “Moan”, ultimo brano in scaletta.

Il pubblico resiste sulle poltrone fino alle ultime canzoni, quando incitato dagli stessi artisti si alza a ballare le improvvisazioni minimal del dj danese. Termina così un live praticamente ineccepibile, di quelli che un dj sogna per tutta la sua vita. Non se il suo nome è Anders Trentemøller.

Credit Foto: Krists Luhaers, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons