Riuscire sempre e comunque non solo a raggiungere, ma anche a superare l’orizzonte di attesa di una persona. Riuscire sempre e comunque a far emozionare anche il cuore più atrofizzato presente in sala. Riuscire sempre e comunque a lasciare quella sensazione di incredulità  positiva. Non sono cose da tutti, sono cose da National.

Quei National che tornano in Italia dopo tre anni e che questa volta fanno sold out all’Alcatraz. Quei National che qualcuno ha scambiato per una boyband qualunque lanciando orsacchiotti sul palco. Quei National che riuscirebbero a essere perfetti anche limitandosi a stare fermi sul palco, senza fare alcunchè.

Eccolo il punto di forza dei National: ti mettono sempre davanti a qualcosa di inaspettato, non importa quanto tu possa pensare di conoscerli perfettamente. Spiazzano tutti iniziando con “Runaway”, mentre dietro di loro scorrono delle immagini che accompagneranno ogni pezzo. L’esecuzione è impeccabile come sempre, Matt Berninger sembra anche un pelo meno ubriaco del solito e ogni volta che apre la bocca la sua voce ti accarezza, ti prende per mano e ti porta in un mondo perfetto, fatto di canzoni dell’ultimo disco “High Violet” che si alternano a quelle di “Boxer”, canzoni di una bellezza disarmante che lasciano senza parole la quasi totalità  del pubblico (con l’eccezione di qualche cafonazzo ubriaco urlante), che ascolta in silenzio con lo sguardo commosso e desideroso di altre perle. Perle che arrivano puntualissime a metà  set, quando la band ricorda a tutti di avere altri dischi oltre agli ultimi tre e sbatte lì, come se fosse la cosa più naturale del mondo, una “Available” e una “Cardinal Song” da brividi. E nella seconda parte del concerto dai brividi si passa al mozzafiato. Non importa se Matt si dimentica le parole di “Conversation 16” e si blocca, da quel momento fino alla fine, l’istinto è quello di abbracciare fortissimo chi ti sta vicino per l’emozione intensissima che possono regalare “Abel”, la maestosa “England” o la tanto eccezionale quanto inaspettata “About Today”, che chiude il set. Ma non è finita, perchè l’encore è una tripletta da pelle d’oca violentissima. “Lucky You”, “Mr November” e una “Terrible Love” che finisce direttamente sul tourbus, dopo che Matt è sceso tra il pubblico ed è arrivato fino all’uscita del locale. Non c’è tempo per “Vanderlyle Crybaby Geeks” a causa di un coprifuoco e vorrei dire che non importa, ma importa. Perchè alla fine di un concerto dei National si arriva emotivamente in ginocchio e con la voglia che vadano avanti a suonare all’infinito. Ma non si può e, sotto la pioggia di Milano, ti chiedi come ci riescano.

Cosa faranno mai di tanto speciale i National? Salgono sul palco e suonano. E allora com’è possibile che i loro concerti siano sempre così pazzeschi? Ve lo spiego io. I National possono permettersi di iniziare e chiudere il concerto in qualsiasi modo, possono permettersi di fare cambiamenti alla setlist ogni volta che vogliono e il risultato non cambierà  perchè i National hanno le canzoni. Hanno pezzi che puoi ascoltare migliaia di volte e trovare sempre qualcosa che prima ti era sfuggito. Hanno le parole che vorresti aver detto tu. E, cosa fondamentale, dal vivo riescono a dare ancora più spessore ai brani, riescono a fare in modo che chi li ascolta dia loro ogni volta una dimensione diversa. I National, fondamentalmente, migliorano la qualità  della vita, ecco tutto.

Setlist
RUNAWAY
MISTAKEN FOR STRANGERS
BLOODBUZZ OHIO
SLOW SHOW
SQUALOR VICTORIA
AFRAID OF EVERYONE
AVAILABLE
CARDINAL SONG
CONVERSATION 16
SORROW
APARTMENT STORY
ABEL
DAUGHTERS OF THE SOHO RIOTS
ENGLAND
FAKE EMPIRE
ABOUT TODAY

-encore-

LUCKY YOU
MR. NOVEMBER
TERRIBLE LOVE

Photo: Markus Hillgärtner, http://www.markushillgaertner.de / CC BY-SA