Il Fabric, come è noto, è uno dei templi della musica elettronica, se non il tempio. Punto d’arrivo per chiunque si cimenti nella produzione e nella manipolazione del genere, sviscerato in tutte le sue varianti, dai soundclash tra hip hop, breakbeat, dubstep e drum and bass del venerdì notte agli showcase house e techno del sabato. Ma il Fabric, fondato da Keith Reilly e Cameron Leslie fine anni ’90, è anche una serie di compilation, divise tra la serie “fabric” e la serie “Fabric Live”.

Per il numero 55 della serie “fabric”, il club londinese si è affidato a Sam Shackleton, fondatore dell’ormai defunta etichetta Skull Disco insieme ad Applebim ed osservato speciale della scena elettronica odierna.
Quarto volume della serie a contenere solo produzioni del titolare del mix, onore concesso solo ad Omar S, Villalobos e a pochi altri, con tredici inediti e nove rivisitazioni del suo recente passato.

Dimenticate le atmosfere cupe e cattive a cui si pensa immediatamente quando si parla di dubstep: l’intero disco è un trip nella visione che il buon Sam ha della materia in questione. A tratti minimalissimo, ricco di tribalismi percussioni afro, Shackleton esplora nuovi territori a cui accostare la bastardaggine insita al genere che sta conquistando il mondo, accostandolo a suoni che rimandano dritti alle atmosfere dei club berlinesi uniti ad effetti che ricordano produzioni dub.

Se a tutto queste aggiungete un mixaggio pulitissimo, che fa sembrare le 22 tracce un’unica entità , viene fuori una delle compilation migliori dell’anno appena passato.
Certo non per chi si accosta per la prima volta a questo tipo di sonorità , ma sicuramente acquisto obbligato per chi ha abituato le proprie orecchie a qualcosa che vada oltre la comune concezione di musica elettronica.