Ritorno in pompa magna per Lykke Li, che nel giro di un paio d’anni è riuscita ad elevare il suo status di promettente ninfetta del giro indipendente a reginetta dell’indie-pop. Merito di un debutto di indubbio fascino quanto di una serie di collaborazioni eccellenti, dai Royksopp a Kleerup, dal progetto N.A.S.A. a Drake, nonchè per la partecipazione alla colonna sonora di un random film della saga di “Twilight” (burp).

Annunciato dai due singoli “Get Some” e “I Follow Rivers” e da un paio di video virali di eccellente qualità , “Wounded Rhymes” non si discosta molto dalle sonorità  di “Youth Novels”. Come nel precedente ritroviamo infatti melodie che ammiccano alle girl-band anni 60, un’attenzione particolare per le percussioni e quel gusto sintetico che non guasta mai. Rispetto al debutto si segnalano invece un nuovo interesse per le ritmiche e l’indubbio lavoro sulla voce, sensibilmente meno acerba. Oltre a ciò, sembra di assistere a quello che potremmo definire un generale rinvigorimento del personaggio Lykke Li; la svedese sguiscia placidamente dalla lolita cinguettante di “Little Bit” o di “Breaking It Up” alla satanassa del video di “Get Some”, il tutto con benestare del pubblico, che a due anni dall’aurea d’hype che circondava “Youth Novels” non sembra averla dimenticata affatto.

Dal canto suo Lykke Li ringrazia con una produzione eccellente, come al solito curata da Björn Yttling dei Peter Bjorn and John: si spazia dal ripescaggio delle consuete atmosfere folk di “Unrequited Love” a quelle più movimentate e tribali di “Get Some”, dai momenti più pop-oriented di “Youth Knows No Pain” e di “Rich Kids Blues” alle rarefazioni di “I Know Places” (fare caso in quest’ultima alla bella coda di Sigur Rossiana memoria, già  tema del virale “Untitled”), dal twee un po’ banalotto di “Sadness Is A Blessing” alla chiusura molto à  la Bat For Lashes di “Silent My Song”, tra fiati e percussioni. Risaltano infine i ritornelli killer di “I Follw River” e “Jerome”, capaci d’innalzare la svedese a diva pop per indie-kids.
Un gradito ritorno, ben confezionato per evadere dagli ambienti meno mainstream delle classifiche.

Credit Foto: Unidentified commissioned photographer, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons