Ci ricorderemo di questi ultimi anni come dell’era in cui si ristampava davvero di tutto.
Fuffa compresa.
In box patinati, edizioni limitate, ritorni ai vinili colorati e kg di outtakes che sembrano peti del cane del vicino.
Fortunatamente, a questa dura legge della vita che avanza, non aderisce prona questa ottima reissue di “Extra Width” della Jon Spencer Blues Explosion.
Che in realtà  si può brevemente esplicare come, nonostante i 2 cd anonimi in carta libera non aiutino affatto, l’accoppiamento promiscuo del suddetto album con l’edizione australiana “Mo’ Width” sul Cd1 oltre ad un Cd2 zeppo fino all’orlo di chicche inedite, strani calembours sonori e versioni live delle songs in questione per un totale di 46 stilettate a serramanico alla base del cranio.

Dunque uscita imprescindibile soprattutto per completists di Jon Spencer o feticisti del Blues/Rock And Roll mefitico declinato nell’Assoluto della Bassa Fedeltà .
Perchè di questo stiamo parlando.
Del primo disco degli zozzoni di New York per la Matador.
Del primo tentativo della band di affrancarsi dalle interpretazioni postindustrial del Rock. Della ricerca di una raffinazione a grana fine del Blues del Delta da iniettare nello scheletro di nevrosi metropolitane da tre accordi malassortiti. E soprattutto del desiderio mai nascosto di portare il Verbo ad una schiera di proseliti sempre più ampia, applicando criteri di masticabilità  in ultima istanza maggiormente condivisi dalla Razza Umana.
Allora ecco il risultato di queste strane alchimie nella maggior parte dei casi azzeccate e comunque mai sottomesse a banalità  di sorta.

Una partita a poker truccato con il Diavolo, dove Nick Cave, Michael Gira, Lux Interior e Muddy Waters lisciano pistole cariche e lanciano segnali sconvenienti ai 2 sulfurei contendenti.
Un Pack dalla digeribilità  a singhiozzo anche per orecchie allenate a dirla tutta.
Dove “Extra” risulta la porzione meno decifrabile ed intrisa di umor nero (nonostante la psicohit “Afro”) al punto d’attaccarsi purulenta ad ogni superficie disponibile, “Mo’ Width” è l’agevole abitacolo di una giardinetta che percorre una statale con qualche curva biricchina e tutto il resto è odore di ormoni pre e post coitum nella domenica quieta di un paese di Rednecks fottuti.
Vale a dire che, scorrendo tutta la tracklist fino alla 46esima pasticca di anfetamina, si percepisce a pelle una sorta di escalation qualitativa man mano che si procede verso la fine, un climax che lancia bagliori chitarristici e fraseggi “pop” come se la polvere d’improvviso si fosse dissolta nell’aria ed un barlume di compostezza sostituito al caos imperante.
Si fa più chiara, così, la direzione intrapresa dal combo statunitense che culminerà  nel “successo” planetario e patinato di “Acme”, non replicato poi dal successivo e poco incisivo “Plastic Fang”.

Nel mezzo tutto il fascino delle riletture a posteriori delle tradizioni e gli inputs che virano, dalle solite logiche di marketing al ribasso per la massa rincoglionita, verso un’idea di musica Indie consapevole e sdoganabile.
C’è anche da dire, a mò di chiusa, che il vero guizzo di tutta la reissue è racchiuso nelle 7 tracce dal vivo presenti sul secondo dischetto: forse l’unica vera dimensione d’espressione possibile, il live, per Jon Spencer ed i suoi nerboruti amici. Dove Furia, Orgoglio, Talento e Spregiudicatezza concorrono a quadrare con precisione chirurgica il carisma che lo trascinerà , più o meno, indenne fino ai nostri cinici giorni di baldanza.