Quand’ero giovane era tutto diverso / novità  valide non ne ho, / se solo capissi, / te ne vai lontano da me, / proprio come tu vuoi

Ennesima data sold out per i Verdena, giunti finalmente a Firenze a presentare l’acclamatissimo “Wow”, doppio album elogiato anche dalla critica più prevenuta, che stavolta non ha potuto fare a meno di aprirsi ad una band che ha in realtà  raccolto quasi unanimi consensi sin dal lontano esordio datato 1999.
A dare il via alla serata i romani Sadside Project, duo chitarra-batteria autore di un graffiante e acido blues, in grado di convincere fin da subito l’impaziente platea, e che ha vagamente ricordato gli ormai sciolti White Stripes.

L’ingresso dei Verdena non tarda comunque ad arrivare, ed è immediatamente accolto con una calorosa ovazione, termine che rischieremo di ripetere spesso nella descrizione di un concerto che si è trasformato nella vera e propria celebrazione di uno dei gruppi più amati e seguiti della nostra scena.
La strumentale “Adoratorio” è il primo brano della scaletta, seguita dall’intensa “Scegli Me” (singolo di prossima uscita), e dal primo salto nel passato dato dalle struggenti quanto esplosive note di “Nova”, forti dell’inconfondibile spleen sonoro di “Solo un Grande Sasso”.
“Razzi, Arpia, Inferno e Fiamme”, cantata con trasporto da tutto il pubblico, è già  da considerarsi un classico della band bergamasca, mentre “Per Sbaglio”, col suo incedere sghembo e il suo sorprendente cambio di ritmo, fa calare l’intero Viper nella psichedelica atmosfera che la canzone stessa descrive.

Come prevedibile, la tracklist è dedicata in gran parte ai brani dell’ultimo album – da citare le contagiose “Rossella Roll Over” e “Badea Blues”, oltre alle cavalcate rock di Loniterp e Lui Gareggia – ma non per questo vengono fatti mancare alcuni degli episodi più amati dei precedenti album, come “Il Caos Strisciante”, “Canos” e “Muori Delay” (tutte accolte con incredibile partecipazione), e le energiche “Logorrea”, “Luna” e “Viba”, quest’ultima tratta addirittura dall’omonimo disco d’esordio. Ad ogni modo, gli episodi più preziosi sono probabilmente le incantevoli quanto inaspettate “Piuma” e “Morbida”, vere e proprie perle (leggi b-side) di una discografia densa di momenti di pura malinconica dolcezza. Una malinconia che riaffiora nuovamente nel bridge della bellissima “Miglioramento”, o nell’acustica “Tu e Me”, dove Alberto pare cantare lontani ricordi di attimi mai avvenuti.
Il bis, dedicato alle disorientanti visioni di “Sorriso in Spiaggia”, all’epica suite de “Il Gulliver” e all’immaginifica evanescenza di “Lei Disse”, si conclude tra scrosci d’applausi ed una commozione quasi palpabile.

Saranno gli anni che ci dividono
fai come se non esistessi e poi
avrai un mondo così facile

Ma non è ancora finita; un secondo bis vede infatti il batterista Luca Ferrari, alle prese col sintetizzatore, abbozzare la solitaria melodia della sua 12,5 mg, che si trasforma poi, con l’arrivo al piano del fratello, in un lungo e caotico kraut-rock a là  Tangerine Dream (!).
Terminano così circa due ore di impeccabile psychedelic-rock – impeccabile nonostante gli errori e le forzate pause che hanno interrotto l’incipit di un paio di brani, portando addirittura il nervoso front-man a gettare una spia sotto al palco. Attimi che non hanno intaccato la magia e la spontaneità  d’esecuzione del live, ma che hanno invece mostrato la divertita e schietta semplicità  di una band unica.
Passano gli anni, si disperdono le amicizie, si allontanano gli affetti; non è certo cosa da poco poter constatare che ci sia una parte di te, emozionata e pura, rimasta in qualche modo ancora lì.
Grazie mille, Verdena.

Ora c’è, e parlerò di noi
come se fossimo ancora insieme.
[…]
Sai quanto vale insistere fra noi,
come se fossimo ancora insieme

Foto Thanx to Giuseppe Mondì

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