Uno degli elementi spesso sottovalutati di un disco è il suo titolo. In certe occasioni difatti non ci si rende conto di quanto potenziale esso possa contenere, soprattutto come prima vera attrattiva per un futuro ascoltatore. Così come il libro di esordio per uno scrittore, il primo album di una band esordiente deve catturare la schiera di nuovi fan con tutti i mezzi possibili, titolo compreso.

Qui però sorge una prima incongruenza; i Joy Formidable non sono di fatto una band completamente nuova al pubblico indie. Come vuole lo show business, di questi tempi le band sono già  famose ancor prima di aver pubblicato il loro primo album. Il gruppo gallese capitanato dalla esplosiva Ritzy Brian è stato headliner all’NME Radar tour ed ha alle spalle un EP e una serie di 7″.

Con “The Big Roar” avviene il debutto ufficiale di un gruppo già  conosciuto per la sua potenza dal vivo e che decide di non deludere la schiera di ammiratori confezionando un album potente ed aggressivo, esattamente come il ‘ruggito’ del titolo. Il noise rock si mescola con il pop più catchy, melodie glam e shoegaze in un tripudio di suoni potenti.

L’album si apre con otto minuti di noise ispirato nell’epica “The Everchanging Spectrum of a Lie”; seguono chitarre rumorose e invadenti e batteria aggressiva nei brani dal retrogusto wave come “The Magnifying Glass”, “I Don’t Wanna See You Like This”, “Whirring” e la ottima “Chapter 2”, in cui gli strumenti prendono il possesso della scena creando un perfetto intreccio con la voce della biondissima Ritzy. Vi sono brani più delicati e trascinati, che risentono d’influenze esterne ““ vedi Bloc Party, Arcade Fire e Bat for Lashes ““ rischiando di scadere in qualcosa di ‘già  sentito’ e precedentemente ‘riscaldato’. A dimostrare che la band ha potenziale è però la chiusura dell’album; in “The Greatest Light Is the Greatest Shade” momenti di trascinata tranquillità  si alternano a scariche violente di noise.
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