Sufjan Stevens e la sua astronave (finalmente) sbarcano per la prima volta in Italia e lo fanno con uno show di gran classe, roba che un giorno o l’altro verrà  utilizzata come termine di paragone quando si tratterà  di spiegare alla gente cosa sono il divertimento e la grande musica pop di qualità , quella che ti fa sognare anche se non sempre è in grado di vendere tanti dischi (ma quando riesce a venderli è una prova che in definitiva il mondo non è poi un così brutto posto dove vivere, ricordiamolo sempre).

Non sto scherzando: dopo un adeguato show introduttivo di DM Stith (ottima sorpresa davvero), Sufjan e la sua band sono saliti sul palco e non hanno fatto prigionieri, con un suono che una volta uscito dalle casse a tratti diventava palpabile e pareva quasi volerti avvolgere in tutta la sua barocca maestosità , trovate sceniche che è Carnevale tutto l’anno o non è Carnevale mai, visuals pazzeschi come è giusto che sia, luci accese anche di giorno e prudenza sempre (cit.), la prudenza di chi non è ancora consapevole che se solo lo volesse potrebbe anche avere il mondo in mano e trasformarsi in un divo pop, ma se per caso diventasse consapevole di tutto ciò non sarebbe più Sufjan Stevens perchè perderebbe l’innocenza artistica che lo contraddistingue.

Il bello di Sufjan Stevens è proprio questo: la sua fanciullesca innocenza che lo porta a parlare di cose assurde tra un brano e l’altro senza preoccuparsi di poter anche annoiare i fortunati presenti, che lo porta a far suonare incredibilmente bene un album (a mio parere) non sempre del tutto a fuoco come “The Age Of Adz” fino a renderlo un’opera assolutamente coinvolgente ed imprescindibile, che lo porta a fare i recuperi giusti dagli album precedenti trovando un filo conduttore che altri non avrebbero saputo trovare, che lo porta a fregarsene del senso del ridicolo indossando una tenuta scenica che potenzialmente potrebbe rendere ridicolo qualsiasi essere umano (ma lui non è ridicolo, sia chiaro), che lo porta ad andarsene in giro con un gruppo adeguato alla portata della sua musica e che lo porta a far uscire col sorriso chiunque abbia potuto partecipare ad una festa del genere.

Nonostante il caldo, nonostante il tutto esaurito, nonostante chi troverà  sempre qualcosa da ridire, grazie ai ragazzi di Ferrara Sotto Le Stelle che sono riusciti a donarci un live del genere. Era dai tempi in cui mio padre decise di portarmi con sè a vedere Peter Gabriel live a Ferrara nel 1983 che non assistevo ad uno spettacolo così.