Partiamo dicendo una cosa ovvia: “Arabian Horse” degli islandesi GusGus è un disco talmente intenso che sembra scolpito nel ghiaccio islandese e talmente potente che sembra il vulcano islandese in grado di fermare i voli di mezzo mondo con i suoi fumi prodigiosi. E poi aggiungiamo un’altra cosa ovvia: “Arabian Horse” è il parto di un gruppo islandese ma è elegante come un cavallo arabo, uno di quelli che fai parecchia fatica a domare ma quando li domi poi ti diverti ed agisci di conseguenza (qualunque cosa voglia dire una frase del genere, qualunque cosa vogliano dire un titolo come “Arabian Horse” ed una copertina oltre i limiti del trash come quella del disco in questione). Un’altra ovvietà : questi qui (riferito ai GusGus e non ai cavalli arabi) hanno in canna la canzone pop perfetta e forse pure il disco pop perfetto, ma preferiscono fare roba che sembra uscita da certi momenti magici del 1996 e forse è giusto così. L’ultima ovvietà , quella davvero buona: dici Islanda e ti vengono subito in mente i Sigur Ros e le loro interminabili botte di tristezza da quindici/sedici minuti l’una che sembrano cantate da un elfo castrato che soffre per la sua dura condizione di elfo castrato, poi arrivano i GusGus e ti spiegano che in Islanda c’è anche gente che è un po’ felice di vivere anche se fondamentalmente il mood della loro musica è piuttosto malinconico (piccola digressione: non ho mai capito bene questa mania per i Sigur Ros. Tutti dicono che nelle loro canzoni c’è un sacco di felicità , per me non è assolutamente vero ma rispetto sempre le opinioni ed i gusti degli altri. La musica dei Sigur Ros è bella però va assunta a piccole dosi altrimenti si finisce per diventare come loro. Fine della piccola digressione).

è proprio qui che ti voglio: la malinconia che sublima in felicità . Dentro a un disco come questo c’è tutto ciò che serve per essere felici (e qui scatta una cosa che davvero non ho mai sopportato leggere ma che è del tutto funzionale alla trattazione di un disco del genere, ovvero la recensione track-by-track), come ad esempio:

– gli Orb che si trastullano con le loro droghe ed i loro sintetizzatori ma poi vengono interrotti dalla colonna sonora di un film di Goran Bregovic, ed io ci rimango male (“Selfoss”);
– gli Orb che si trastullano con le loro droghe ed i loro sintetizzatori ma poi vengono interrotti dalla colonna sonora di un film a caso di James Bond 007, ed io ci rimango bene (“Be With Me”);
torch songs che ti fanno tornare in circolo le pasticche che non hai mai preso agli after domenicali quindici anni fa (“Deep Inside”);
– botte deep house che fanno impallidire gli ultimi Hercules & Love Affair e si lasciano cantare ossessivamente dopo un paio di ascolti, come se fossero state scritte dai Depeche Mode (“Over”);
– i Leftfield, gli archi, la poesia, la droga per un qualcosa in grado di farti sciogliere il cuore e farti piangere di gioia (“Within You”);
– il miglior Armand Van Helden di tutti i tempi ““ quello del remix di professional Widow di Tori Amos ““ che prende a calci nel sedere gli ultimi Hercules & Love Affair, per la gioia di entrambi ma soprattutto per la gioia degli ascoltatori (“Arabian Horse”);
– un ipotetico Adamski che per “Killer” va in viaggio nel tempo ed utilizza gli U2 di “Pop” in luogo dell’allora sconosciuto Seal (“Magnified Love”);
– roba che sembra uscita dal catalogo Warp degli albori, quando la roba che spacciava la Warp veniva ancora chiamata Intelligent Dance Music (“Changes Come”);
– un ipotetico blues urbano sul down da ecstasy/down da brutta fine di un’amore (“When Your Lover’s Gone”);
– gli Orbital in vacanza sulla luna, e tutte quelle assurde compilation chill out da aperitivo ad Ibiza finiscono nel cestino della spazzatura in men che non si dica (“Benched”)

e quando “Arabian Horse” finisce vorresti subito che ricominciasse da solo senza nemmeno dover fare la fatica di premere il tasto play, perchè un disco come del genere è di una bellezza capace di prosciugarti dentro lasciandoti senza forze ed incapace anche solo di premere un semplice tasto. Lo ascolti ed intorno a te c’è solo quello e nient’altro, ti senti nudo ed indifeso al suo cospetto, non osi fiatare perchè hai paura di rovinarne la magia, vorresti ballare ma resti fermo perchè è la tua mente che balla e se ne va lontano da qui, lontano dal tempo e da te. è un disco dance ma è anche tante altre cose.

Forse è anche Arte ma comunque un bellissimo modo di trascorrere circa un’ora della propria vita.

Arabian Horse
[ Kompakt – 2011 ]
Similar Artist: le pasticche dell’annata 1996, LFO, Hercules & Love Affair, Adamski, Leftfield, Armand Van Helden, un geyser che ti spettina
Rating:
1. Selfoss
2. Be With Me
3. Deep Inside
4. Over
5. Within You
6. Arabian Horse
7. Magnified Love
8. Changes Come
9. WhenYourLover’s Gone
10. Benched

Ascolta “Arabian Horse (Song Clips)”