Entrambe classe 1990, entrambe appassionate di musica e con una insana propensione a cambi dastrici di colore/taglio di capelli. Nonostante io sia anni luce dalla signorina Marling, provo una certa empatia per una ragazza che, uscita dalla Leighton School, si è trovata con un paio di EP ed altrettanti album, attenzioni da parte del colosso inglese NME e riparo sotto l’ala della Virgin. Insomma, una realtà  per nulla facile da assimilare e gestire a poco più di tre anni dalla maggiore età . La stessa Marling ha infatti ammesso ad NME che nei suoi primi due album,  “Alas I Cannot Swim” e il successivo “I Speak Because I Can”, ha risentito molto della influenza dei produttori (tra cui ricordiamo l’ex fidanzato e Noah and the Whale Charlie Fink).

Che sia una presa di posizione da parte della cantante, che sia stato semplicemente parte del processo di maturazione artistica, Laura Marling confeziona un album che sembra ritrovare la freschezza persa nel precedente “I Speak Because I Can”. Non mancano di certo i riferimenti letterari (si pensi allo Steinbeck di “Salinas” o il Leonard Cohen di “Night After Night”), ma l’album risuona più intimo e riflessivo. Si toccano momenti frizzanti, accompagnati da chitarra country e pianoforte (“The Muse”, “Salinas”), per poi ricadere su note più evasive con   il minimalismo di “Night After Night” e il violino di “I Was Just a Card”. Ad alternarsi a brani più intimi quali “Rest in the Bed” e “Don’t Ask Me Why”, vi sono vere e proprie evoluzioni di intensità  (tanto lirica quanto strumentale) in “My Friends” e la ottima “The Beast”, nella quale gli strumenti sembrano prendere il sopravvento. Più che azzecato il finale di “All My Rage”, che punta su un brano solare, con un testo che promette un barlume di speranza anche nel momento della difficoltà  “Now all my rage been gone / I’d leave my rage to the sea and the sun”.

Un “nu-folk” che passa dalla solarità  della Mitchell alla realtà  più cupa e letteraria di Drake, iniziando al contempo a trovare una propria intima dimensione. Non si può che promuovere dunque la ventunenne ragazza inglese che sembra avere imboccato la sua strada.