Caro fan dei Coldplay, devo dirti qualcosa. Innanzitutto, come è già  accaduto su queste pagine, so che mi potrai accusare di essere un povero frustrato che si sfoga parlando male di una band famosa ed acclamata dal pubblico. La realtà  dei fatti è diversa, ascolto la musica per passione e per piacere, non credo di aver bisogno di sfogare alcunchè sulle pagine della nostra webzine. A dirla tutta ho amato i Coldplay degli esordi, considerando ancora oggi “Parachutes” come uno dei migliori dischi dello scorso decennio. Poi la passione è scemata, come la qualità  dei loro dischi fino a questo “Mylo Xyloto”, intrigante solo nel titolo, perchè il resto è una porcheria. Sì, una porcheria. Certo, se siete dei tredicenni, oppure qualcuno che come massima sovversione musicale ascolta i Dire Straits, questo disco potrà  sembrare una grande ventata di novità  nel panorama del pop attuale.
Se non fate parte di queste categorie e avete ascoltato qualche disco nella vostra vita, vuol dire che le orecchie vi servono solo come elementi ornamentali.

“Mylo Xyloto” è un prodotto che sembra creato ad hoc per accondiscendere l’appiattimento culturale che travolge la nostra società . Senza fare troppa filosofia spicciola, le canzoni sono buone per il sottofondo dei supermercati o delle sale d’attesa del dentista, quando il molare sembra che vi stia strappando letteralmente la faccia da dentro e qualsiasi cosa possiate ascoltare diventa pretesto per provare a pensare ad altro. E’ anche un lavoro subdolo, che ad un ascolto distratto non risulta sgradevole come un rigurgito infernale dei Sunn O))) o come il suono di un martello pneumatico; anzi, è talmente laccato che Fonzie di “Happy Days” avrebbe potuto pettinarsi i capelli per un semestre. Nelle canzoni c’è lo zampino di Brian Eno, probabilmente in preda ad un collasso da eccesso di zuccheri, altrimenti non si spiegherebbe la sfacciataggine di piazzare in ogni dove dei cori in stile Antoniano che cantano “oooooooh“. L’unica spiegazione razionale è quella che si volesse far concorrenza ai vari “eeeeeeh” oppure “eh già ” di Vasco Rossi.

Da salvare ci sono un paio di ballate acustiche niente male, anche se ai confini del banale. Per il resto, parlando dei primi singoli, “Paradise” è il nulla fatto in ottica epica-pop, mentre “Every Teardrop Is A Waterfall” è un imbarazzante miscuglio di elementi pacchiani messi insieme con la colla per la carta, tra cui spicca il plagio/citazione nientepopodimeno che di “El Ritmo De La noche”(!!!!). Ogni tanto ci si chiede se ci sia qualcuno che stia suonando, oppure sia tutto frutto di un generatore elettronico casuale di canzoni pop. Il peggio è comunque raggiunto da “Princess Of China” con la collaborazione di Rhianna, un brano perfetto per i pomeriggi di Maria de Filippi in stile cocoon, dove anziani ballano tra loro senza che nessuna autorità  vigile faccia niente per chiudere per sempre quel maledetto format televisivo. Anche la bella voce di Chris Martin finisce col provocare irritazione, sembra sia lì apposta a prenderti per i fondelli. E se lui stesso ha dichiarato che dopo il successo degli ultimi anni devono confrontarsi con artisti come Justin Bieber e affini, beh, significa che c’è qualcosa che non funziona più. Hanno perso l’ispirazione e non hanno la vaga idea della direzione della propria musica. Un po’ dispiace e un po’ no, tanto venderanno la solita vagonata di dischi e da un punto di vista imprenditoriale avranno avuto ragione loro. Resta il fatto che “Mylo Xyloto” vincerà  a mani basse il titoli di peggior disco dell’anno.

Photo credit: Dave Meyers